Un curioso spiritoso epigramma

Siccome sto traducendo versi sparsi di Filodemo di Gadara (118-35  a.C.) ed alcuni epigrammi dell’Antologia Palatina,  siccome so che Costantino fece spese per oltre 1000 talenti per far venire a Nicea – nel 325 d-C-  i prelati con diaconi e consiglieri (forse il numero  da 250 cresce a 318) e li  ospitò  in una sala palatina di Nicea  dal 20 maggio 325 alla fine di luglio, ho calcolato, di nuovo, il valore del  talento.

I cristiani  conoscono  e citano la parabola dei talenti  (Matteo,25. 14-30) ma non hanno nemmeno l’idea  del valore della moneta né di quella d’argento, né di quella d’oro.

Ad amici che mi chiedono spiegazioni rispondo, ridendo e scherzando che tutto nella vita è semplice, ma, se si vuole veramente capire, ci vuole  sempre teechne/ abilità tecnica. Infatti  Un padrone di servi, dovendo andare lontano,  convoca d’ urgenza  i migliori,  secondo la parabola di Gesù, ed assegna  denarii, ma ben conosce  il sistema bancario perché ebreo,  che,  non avendo tempo di portare i talenti in banca, in deposito,  li affida ai propri  dipendenti, familiares.

Nell’epoca di Gesù, esiste un sistema trapezitario (banca in greco si dice Trapeza)  diffuso in ogni paese dell’impero romano e specificamente nei porti del bacino del Mediterraneo, che permette ed  autorizza  una legale  circolazione di denaro e  favorisce una grande  attività commerciale, grazie a nummularii  latini  e a trapezitai greco- alessandrini, oniadi.

Si sa che la vita quotidiana è rappresentata nell’epigramma  greco, nell’ epistolografia e perfino  nelle lettere erotiche  e perciò  non è raro trovare un epigrammatista o un epistolografo – specie quelli della seconda sofistica- che  legge con ironia  lo stesso messaggio erotico da lui formulato.

Di fatto l’osservazione arguta  delle situazioni sentimentali,   di  norma critiche, risulta un ridimensionamento  del malato di amore   e del suo inappagato impulso fisico.

Ora nell‘epigramma greco e latino  e nelle lettere  erotiche  è facile trovare  il costo di una pornh/ prostituta o di un meirakion/adolescente  a seconda  dei gusti.

L’ epigrammatista e l’epistolografo riflettono  e sottendono  il modus vivendi di un’ epoca, segnata  dalla insicurezza del domani, propria dell’animus pagano, che dà una risposta all‘horror vacui, ricorrendo all’arte,  per evidenziare  attimi della vita nell’eternità della forma,  ambendo, però,  ad un senso assoluto del bello,  tipico della giovinezza.

Qui, dunque, mentre viene mostrato il  mondo come metafora di forme belle in senso classico, in modo  naturale, si rifugge dal suo contrario, tipico della cultura cristiana, basato sul rifiuto del sesso,  sul male dell’amore, come conoscenza di sé e dell’altro: vengono fuori due concezioni di vita: una naturale  cromatica, solare, umana, sentimentale, esplosiva  nella sua  oggettiva ed assoluta libertà; l‘altra  quella monacale  di rinuncia ai beni della vita e alla felicità terrena, ai fini della conquista, grazie al sacrificio e a dolore, di un premio eterno paradisiaco!.

Qui, voglio , da una parte,  scherzare sulla cultura stessa e, da un’altra celebrarla, consapevole dell’ignoranza,  vigente  nel nostro  tempo,  e di una  comune ideologia dominante,   eccessivamente basata sul cameriere e sul cuoco, su ogni forma futile, apparente e mi servo dello  spoudaiogéloion, usando  cose leggere/ levia miste a cose serie/ gravia, per il gusto  puro dell’ironia, specie su me stesso.

Per contrasto, comunque, desidero mettere in mostra e celebrare  personaggi  di cultura vera,  che hanno esaltato la vita  ed hanno vissuto in modo classico,  in una  tipica espressione,  il loro pensiero,   creando in modo differente, due paradigmi operativi.

Infatti mi piace ricordare  con grande affetto  un grande maestro di vita e  un umanista, come Alighiero MassimI, da poco scomparso, ed Insieme con lui voglio onorare la memoria di  una brillante  ricercatrice, anche lei morta,  come Sara Cosi, pure lei una vera  artista, una studiosa, desiderosa di perfezione, una donna inadeguata ai compromessi della nostra falsa e fatua  società, una ragazza che, nella sua breve vita, ha saputo  sublimare la sua stessa visione di vita, in un rifiuto netto dei valori contemporanei!.

Celebrando persone care,  ricordando il loro lavoro, amo  precisare per amici il valore del talento, rileggendo l’opera  di Massimi e cogliendo il reale significato  del messaggio della  Cosi,  ben contestualizzato nell’epoca dei Severi (193- 235), rilevato grazie ad una tecnica valutativa dei temi epistolografici .

Così facendo,  usando  i termini  di Vittorio Norici,  mio amico, professore  di storia della filosofia al Liceo di Ascoli  Piceno, colgo l’opportunità di tessere il filo  di un’amicizia,  che il tempo è già impegnato a disperdere! .

Ambedue ben conoscono il valore del talento, ignoto alla maggioranza dei cristiani e degli studiosi.

Massimi mostra l’  impresa  dell’ascolano P. Ventidio Basso  contro i Parthi ed evidenzia, sulla base della testimonianza di Plutarco (Antonio, 34 ), che il romano impone ad Antioco di Commagene  di pagare 1.000 talenti  per togliere l’assedio a Samosata, e di obbedire al triumviro Antonio ( che, fatto passare tempo prezioso, poi accetta solo 300 talenti).

Allora. Facciamo i conti.

Il  talento  ( qui si  tratta solo di  quello argenteo non di quello aureoha il peso di 26,2 kg. di argento e vale 60 mine (436 g.).


Ogni mina equivale a 100 dracme (4,36 g.) ed una dracma equivale  a 6 oboli (0,73 g.).
Perciò  5 talenti valgono 300 mine, 30.000 dracme, 180.000 oboli;100 Talenti  6.000 mine, 600.000 dracme, 3.600.000 oboli; 1000 talenti 60.000 mine, 6.000.000 dracme,36.000.000 oboli.
In un epigramma  Filodemo di  Gadara  dice,  beffeggiando uno,  che, come un Berlusconi,  paga eccessivamente una donna per una prestazione sessuale:

Ad una tale uno diede 5 talenti  

per avere un solo amplesso.

Nel possederla freme (e non è bella).

A Lisianassa, stendo cinque dracme  

per ben dodici amplessi (mensili) (ed è più bella).

 O forse il tale  non ha tutte le rotelle  a posto  

o in avvenire sarà proprio il caso

 di tagliargli i testicoli con la scure!.

 La  traduzione  è  quella di Alighiero Massimi, (L’epigramma greco e latino, Amas, Ascoli Piceno,2014, p.63), mio amico e grande maestro di vita, umanista e filologo scrupoloso/spoudaios,(Letteratura greca arcaica, Amas, Ascoli Piceno 2012), metricologo insigne (Guida alla metrica classica, Amas, Ascoli Piceno,2009)  non inferiore a Carlo del Grande (Elementi di metrica latina e cenni di ritmica e metrica greca, Loffredo, Napoli,1987 ) e neppure a Bruno Gentili,(Metrica greca arcaica, Messina-Firenze, d’Anna,1950,) e a M. Lenchantin de Gubernatis,(Manuale di prosodia e metrica greca, Milano, Principato,1948), studioso di lingue indoeuropee, seguace  e discepolo di  Antonino Pagliaro  ( Le lingue indoeuropee, Amas, Ascoli Piceno,2011) e storico raffinato (P, Ventidio Basso, Cesari editore, Ascoli Piceno  1986).

La conclusione di Filodemo è quella del saggio,  che è moderato
ma è indignato contro chi è  smodato!

Uno che paga per una  prostituta  30.000 dracme (180.000 oboli), quando vale solo 2,5 oboli  a prestazione,  è considerato  un Pazzo!

Comunque, secondo Alighiero Massimi,  Filodemo,  il discepolo  di Zenone di Sidone, amico di Calpurnio Pisone Cesonino  ( o di suo figlio Calpurnio Pisone Frugi),  suocero di Cesare, scrittore di logica, retorica, musica ed etica, concepisce l’arte  indipendente dalla logica e dalla morale… ed ha notevoli qualità formali, disinvoltura tematica e grande immediatezza, che a volte esplode in spregiudicata sensualitàAnche se non si sa esattamente se la villa dei Pisoni sia proprietà di questa famiglia o di altri ( Clodii Pulchri), poiché si conosce una villa dei Pisoni a Baia in epoca neroniana, ( cfr G. Guadagno, Contributo alla rilettura  di Pompei, Ercolano e Stabia in Pompei 79 Suppl. al n. 15 di Antiqua  1979,11-23) e F. Longo Auricchio, Dopo il Comparetti-De Petra  in CrErcolanesi XII 1987, 161.167), Filodemo, comunque,  vive a lungo in Campania…

Dunque, al di là di alcuni toni popolari di Filodemo – a volte congiunti con altri di aristocratico formalismo, molto vicini a quelli degli epigrammi più antichi di  Posidippo  di Pella e di Euforione di Calcide e connessi con  quelli contemporanei del conterraneo  Meleagro – l’uomo di qualsiasi tempo  sempre  ricerca il piacere e a volte paga per ottenerlo.

Massimi ha  buona conoscenza del  genere epistolografico, come fenomeno proprio dell’età ellenistica ed imperiale, a cominciare da Alcifrone che, mescolando  realisticamente Atene e Roma  ed avendo  di mira  I dialoghi delle cortigiane di Luciano e i testi romanzeschi, scrive le sue Lettere di amore.

Il nostro amico conosce, oltre l ‘epigramma,  anche Le lettere/ epistolai erootikai di Filostrato, figlio di Filostrato,  a sua volta, figlio di Vero, sofista di Lemno, secondo sofista,(193-211),  la loro raffinata grazia,  basata sulla figura della donna o dell‘eromenosrosa, sulla metafora  del fuoco o sole, dell’erastes amante, dell‘analogia  della  rugiada, del prato fiorito di un linguaggio proprio dell’area naturale.

Su Filostrato e la sua identificazione come secondo  e come  scrittore anche  di Eikònes-immagini, Dialecseis- dissertazioni,  Aiges h peri aulou- Capre o sul flauto Apollooniou  Bios tou Tuaneoos  – Vita di Apollonio Tianeo, Hroikos, -L’eroico e Bioi sophistoon – vite di sofisti  mi sembra doveroso  mostrare la ricerca  di Sara COSI,  Le lettere  erotiche di Filostrato  nel panorama della tarda epistolografia,  1998-99).

La Cosi,  che discute la tesi  di Laurea  con la professoressa Ornella Montanari (Università degli Studi di Bologna), anticipa  di anni il lavoro  su  Alcifrone,  Filostrato , Aristeneto ( Lettere di Amore, BUR 2005) a cura di Fabrizio Conca  e Giuseppe Zanetto, producendo anche lei  l’intero corpus  epistolare (1-71) , senza la lettera a Giulia Domna.

Il suo lavoro, certosino,  è  fatto su testo greco e corredato di una perfetta analisi lessicale, da cui si  rilevano  non solo  le figure  retoriche, tratte dalla sfera  naturale inanimata, ma anche da quella  naturale, animata, e da quella vegetale.

Anche la sua traduzione, come i rimandi ad ogni specifico campo semantico,   è accurata, precisa, tecnicamente perfetta: non per nulla  Sara è premiata con  110 e lode!.

Secondo me, la  Cosi sarebbe stata  degna   della massima lode e del bacio accademico e  la sua tesi di una pubblicazione!

E quindi…   ora, col cuore colmo di affetto per le persone ricordate, si possono fare conti e ridere perfino sul pagamento!

Fatte le somme, perciò,  corrispondenti  a 1 talento ( 30.000  euro circa), valutati  5  talenti   150.000 Euro, 1 mina = 500 euro; 1 dracma= 5 euro;  5 dracme (30 oboli)= 25 euro (circa  50. 000  vecchie lire ), si divide 25 Euro  per  12   e   si ottiene 2,083 Euro  (circa 4.200 Vecchie lire)= 2,5 oboli.
E’ la cifra di una puttana negli anni sessanta!.
Io, giovane insegnante di lettere,  prendevo per una lezione di un’ ora di latino -greco lire 500 nel 1964-5, la puttana quasi 9 volte tanto!

 Se facciamo i conti con una  tabella italica, rilevabile in un bassorilievo proveniente da Isernia, nel Sannio, in Molise, arriviamo  quasi alla stessa conclusione, e forse possiamo capire  meglio il quadrante della vedova, versato al tempio  sotto lo sguardo di Gesù   – Marco, 12,41-44-  cioè un quarto di asse –  mezzo euro,  circa 1000 vecchie lire- e comprendere meglio  anche la spesa del samaritano!

Nel bassorilievo si vede un viandante – uomo in abito da viaggio, che conduce un mulo– trattare con un’ostessa/stabularia-padrona di una locanda. I due  sembrano concordare il prezzo:

un asse per vino e pane,

due assi per il companatico,

due per il fieno al mulo,

otto per una bella donna di piacere per la notte.

In totale tre sesterzi e un asse, cioè ¾ di denario.

Amici,  Niceta, Vittorio,  Tonino e Benedetto,  come vedete, niente è cambiato!. 

A Roma, comunque, in epoca tiberiana, vive un certo giovane, tal Mundo  che a Paolina, la donna appetita, promette 43 talenti -1.290.000 Euro- se gli si concede per una sola notte, ma, poi, la fa sua, in un tempio, per una cifra di molto inferiore,   grazie alla complicità di sacerdoti egizi, che abbindolano la donna ad accoppiarsi col dio Anubi!

Sto scherzando: non è nel  mio stile attualizzare il mondo antico!

Ho solo fatto due conti, quelli della serva!.