Roma costantiniana è urbs christiana o pagana?

 

Roma costantiniana è urbs christiana o pagana?

Succurrendum  esse his erroribus  credidi: ut et docti ad veram sapientiam dirigantur  et indocti ad veram religionem/io ho creduto di  dover  rimediare a questi errori per dirigere i dotti alla vera sapientia  e gli indotti alla vera religio (Lattanzio, Divinae Institutiones, 1, 1.7).

 Marco, abbiamo visto Costantino lasciare una Gerusalemme christiana, dove la madre Elena è stata pellegrina per due  anni.

* Ora  vuole mostrare e dimostrare che  Costantino  lascia Roma pagana  e cristianizza Costantinopoli, la nuova capitale. 

 Marco,  voglio precisare che l’opera di Costantino   non  è solo un fatto christianos,  ma è storia di un  imperator-autocratoorpontifex maximus,  che  tende a  pacificare tutti i cives romani delle varie diocesi occidentali ed  orientali,  dopo una  guerra civile, ai fini di una  ricostruzione statale  nuova in  senso dinastico,   anche se  tutto è testimoniato   da una parte, da Eusebio,  conformato secondo  i modelli  ellenistici  retorici e, da un ‘ altra da Lattanzio, anche lui retore, inneggianti entrambi cortigianamente  al figlio di Costanzo Cloro,  tanto da scrivere  un’ agiografia,  essendo lui considerato il  nuovo soothr-salvatore , il tredicesimo apostolo, colui che ha cristianizzato l’impero, la cui storia   santa è eterna, mentre sono oscurati e trascurati  i suoi limiti umani,  i suoi delitti, i suoi naturali errori, i suoi  scaltri e viscidi tentennamenti.   

*Quindi mi vuole   evidenziare alcuni aspetti  per orientarmi nella lettura della storia costantiniana, troppo partigiana!  

Marco, mi sembra che Eusebio nella sua opera dia troppo  rilievo  alla retorica cristiana, come se il mondo fosse cristiano e non pagano, all’atto dell’abdicazione  contemporanea di Diocleziano e di Massimiano il 1 maggio del 305.d.C. , quando già l’impero ha una struttura diocesana e i christianoi sono perseguitati.

*Per lei, professore, l’ordinamento tetrarchico, costituito nel 293,  utile ai fini della  difesa territoriale  – antigermanica, da una parte,  ed antisasanide, dall’altra – e di una migliore amministrazione delle tante popolazioni, parlanti lingua latina in Occidente e  lingua greca in Oriente ,al momento  della successione  stessa  e dell’alternanza degli Augusti e Cesari entra in crisi e determina una guerra civile,  per decenni,  per cause non solo religiose ma anche economico e finanziarie.

Marco, la crisi non è, però, solo politica,  ma è anche economica e religiosa,  dato il secolare predominio del  culto pagano su quello cristiano, ritenuto ancora illicito, specie  dopo che sono iniziate le persecuzioni  dioclezianee,  con precisi editti nel 303,  la cui validità permane per circa un decennio. Inoltre la sua soluzione non è mai di un solo uomo, ma di tanti ed è dovuta ad una serie di coincidenze più o meno fortuite.    Con  questo non si vuole, comunque,   porre limiti o denigrare  il reale  contributo storico di un grande,  come Costantino che, però,  passa  da Trachala  ad o megas/Il grande.

*Trachala?

Marco, in lingua latina,  significa grosso collo, forte fisicamente come un toro!  C”è,  però,  anche sotteso un qualcosa che indica viscidità, connesso con vermiciattolo, nonostante la forza taurina – cfr . Aurelio Vittore,  De Caesaribus – autore dl IV secolo,  fiorito tra il 360 e 389. Forse il titolo dispregiativo  è da connettersi  a due periodi  della  sua vita,  quello successivo  alla vittoria del Ponte Milvio su  Massenzio e quello sulla vittoria di Adrianopoli su Licinio. 

Mi può precisare in modo da comprendere anche il carattere di Costantino.

Il primo  è legato alla vittoria di  Ponte Miglio,  quando Costantino fa il proclama ordinando di erigere sull’alta asta a forma di croce,  posta  nel Foro, accanto alla sua statua colossale, un’iscrizione. Il cesare ricorda solennemente che, con quel segno salvifico, la città è liberata dal giogo della tirannide, e al Senato e al popolo romano sono  stati restituiti, con la libertà, l’antico prestigio e splendore / toutooi tooi soothrioodei semeiooi tooi alhthei elegchooi ths andreias thn polin  umoon  zugou turannikou diasootheisan  hleutheroosa: eti mhn kai  thn sugkleeton  kai tondhmon  Romaioon thi archaiaiepiphaneiai  kailamprothti eleutheroosan (cfr. Vita Constantini, I,40). Il secondo  è quello della vittoria di Adrianopoli tra i due cognati ,  ricordata da Eusebio, (Iibidem   II,5,2 ) che , nel momento di ingaggiare battaglia fa dire a  Licinio: amici e compagni di battaglia,  questi sono gli dei patrii che noi stimiamo giusto venerare per averli ricevuti dai nostri più antichi antenati mentre chi guida lo schieramento contro di noi,  rinnegando le tradizioni avite, ha  scelto la tradizione dell’empietà e tenendo a torto nella più alta considerazione il culto di un dio straniero,  che non so neppure da dove venga  disonora il suo esercito con una turpe insegna/aischrooi …shmeiooi.   Eusebio ha memoria delle  affermazioni dei nemici pagani   e lui gongola,  trionfante, dicendo: o de oun paroon elegksei kairos ton thi docshi peplanhmenon,theois  tois par’hmin kai tois parà thaterooi merei  timoomenois bradeuoon /questo momento cruciale  rivelerà a chi  si trova in errore  riguardo alla dottrina  e sancirà la supremazia  degli  dei venerati da noi o di quelli della controparte… La vittoria di Costantino, perciò, è di Christos sugli dei pagani e, quindi, c’è il trionfalismo del cristiano scrittore!

*Bene. professore. a questo punto,  forse, per  meglio capire il suo discorso generale su Roma costantiniana,   è opportuno che lei mi dica come  è diviso l’impero in dioikeseis esattamente, in modo da seguire, poi,  i movimenti dei sovrani e dei personaggi, di cui parleremo. Mi dica. Io ascolto. e se lo ritiene opportuno mi parli di quelle Occidentali  prima e poi,  anche delle diocesi  orientali.  

Marco, ecco quelle occidentali sotto l’Augusto,  che vive a Treviri:

1. Diocesis Italiae (Campania, Apulia e Calabria,Lucania e Bruttii, Flaminia e Picenum, Tuscia e Umbria, Liguria ed Aemilia, Venetia ed Histria, Sicilia, Sardinia e Corsica,  Alpes Cotiae e Raetia).

2.  Diocesis  Africae (Africa proconsularis, Seugitana e Bizacena, Mauretania Sitifensis e Caesariensis, Numidia miliziana e cirtense, Tripolitania)

3. Diocesis Hispaniarum (Betica, Cartaginense, Tarconense, Galizia,  lusitania, Mauretania, Tingitana).

 Quelle  occidentali sotto il Cesare, che vive a Milano,  sono:

1.Diocesis  Britanniarum (Maxima caesariensis, Britannia I e II, Flavia caesarensis)

2.Diocesis   Galliarum (Lugdunensis I e II, Belgica I e II, Germania I e II,  Alpes poeninae e graiae, Sequania),

3. Diocesis Viennensis (Viennense, Alpes maritimae, Aquitanica I e II,  Novempopulana, Narbonensis I  e II ).

* Bene, professore. Io ascolto. Ora conosco  le Occidentali.  Quali sono  le diocesi  orientali?.

Marco, Eccole – anche con la cartina della Pannonia, di epoca teodosiana – Quelle sotto l’Augustus orientale sono:

1 – Diocesis pontica (Bitinia, Paflagonia, Galatia e Cappadocia, Diospontus, Pontus polemiacus e  Armenia minor

2 – Diocesis asiana (Hellespontus, Asia e Caria, Panfilia e Licia, Lidia, Pisidia e Frigia, Insulae)

3 – Diocesis Orientis (Isauria, Cilicia,Augusta  eufrasensis, Coelesiria, Osroene, Mesopotamia Poenicia, Augusta libanense, Palestina, Arabia, Aegyptus  Herculia e Jovia, Tebaide, Libia superior e inferior). Quelle sotto il cesare sono:

1 – Diocesis Moesiarum (Moesia  superior e margensis, Praevalitana, Moesia inferior,Dardania e  Dacia, Macedonia, Tessalia, Epirus vetus e nova, Acaia, Creta)

2 – Diocesis Pannoniarum (Pannonia I, Pannonia Valeri e Savia, Noricum, Dardania e Dalmatia)

3 – Diocesis Traciae (Europa, Tracia, Haemimontus,  Scytia).

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*Ho tutto chiaro, potendo vedere  Augusta Treverorum, e Mediolanum,  da una parte,  e Nicomedia e Sirmium, da un’altra. Può iniziare la sua lezione accademica!.

 Posso, quindi,  iniziare- non stai scherzando!-  a  narrarti  una lunga storia sulla Tetrarchia e su  Costantino – i cui  punti  centrali mi dovevano servire Per un bios di Diocleziano, mai scritto –  dal momento della nomina a Cesare di Valerio Galerio – un illirico di Serdica, un valoroso e  geniale militare, formatosi sotto Aureliano e Probo – coincisa con le  sue nozze con Valeria, figlia dell’Augustus Iovius,  nel 293, e con l’arrivo di Firmiano Lattanzio, a Nicomedia, chiamato come maestro di retorica dall’imperatore. Lattanzio resta a corte per un decennio, seguendo, però, la basilissa,  nelle campagne del marito prima  contro i sasanidi e poi  contro  i Sarmati e i  Carpi ed altri popoli,  nelle città di Antiochia e di  Tessalonica, centri  delle operazioni militari romane, l’una contro Narsete re dei  re,  l’altra contro le popolazioni germaniche.

*Valerio Galerio è  ricordato come un  grande comandante militare?

Si. Si tratta di un dux sempre prudens – come Antonio, Ventidio Basso,  Tiberio, Germanico,  Lucio Vitellio, Vespasiano, Traiano, Lucio Vero – di cui ha i piani e le carte topografiche per l’invasione parthica – incappato in una sola sconfitta perché, ingannato da guide ebraiche aramaiche e cristiane a Callinicum  circa il numero dei nemici,  ma, dopo due anni, vendicatosi  con  vittorie eclatanti e con la cattura dell‘harem stesso del re dei re, compresa la moglie, con l’assedio e presa di Nisibis, nel 299 ed infine con la conquista di Ctesifonte, la capitale, dove impone dure condizioni di pace, senza riconsegnare i prigionieri, in memoria del trattamento disumano di Sapore nei confronti di Valeriano! Lattanzio, insieme con l’Augustus Diocleziano stesso, e col Caesar Galerio,  probabilmente, è  nella spedizione punitiva contro gli egizi,  ribellatisi, dopo la sconfitta romana e  forse è presente quando l’imperatore ad Antiochia  impone ai legati di far giurare e venerare la statua imperiale  ai cristiani, militari, come prova della loro fedeltà all’impero, pena la morte, prima di iniziare le battaglie decisive contro i persiani.  Il retore è presente, poi, a Tessalonica, quando il Cesare  inizia le operazioni sarmatiche  e  fa costruire il  suo Mausoleo – oggi Chiesa di S. Giorgio, accanto a cui esiste ancora  il suo Arco di Trionfo sui Sarmati e Carpi nel 303, quando anche Costantino milita sotto il suo comando, come tribunus ordinis primi, e deve avere l’autorizzazione a seguire il padre  Costanzo Cloro in Britannia insieme a truppe, distaccate dagli altri contingenti militari.

undefinedParticolare dell’Arco di Galerio a Tessalonica

Forse, con Costantino,  il cristiano Lattanzio trova l’opportunità per andare in Gallia e stanziarvisi, presagendo  un’ imminente persecuzione  in Oriente.

*Quindi, Lattanzio è in Gallia, quando c’è la persecuzione di Diocleziano?

Si. È già in Gallia,  che è una  diocesi del cesare Costanzo Cloro -la cui capitale è Augusta Treverorum – , il cui augusto è Massimiano Erculio , che risiede a Mediolanum.

*Per Lattanzio  la costituzione tetrarchica è cosa buona ed utile?

Si sa da De mortibus persecutorum (VII, 4) che Lattanzio è contrario alla istituzione stessa delle dioikeseis  e, perciò,   è già emarginato, a corte.  Infatti scrive contro gli ordini dioclezianei: E, affinché fossero tutti pieni di terrore, si sminuzzarono pure le province: una pletora di governatori e ancora più uffici presiedevano ogni singola regione e quasi ogni città, come anche molti contabili e magistri e vicari dei prefetti, i cui atti civili erano in tutto oltremodo rari, ma le condanne tante e le proscrizioni frequenti, le confische innumerevoli, non dirò frequenti, ma perpetue, e, nelle riscossioni delle tasse, le ingiurie intollerabili/Et ut omnia terrore complerentur, provinciae quoque in frusta concisae; multi praesides et plura officia singulis regionibus ac paene iam civitatibus incubare, item rationales multi et magistri et vicarii praefectorum, quibus omnibus civiles actus admodum rari, sed condemnationes tantum et proscriptiones frequentes, exactiones rerum innumerabilium non dicam crebrae, sed perpetuae, et in exactionibus iniuriae non ferendae.  Secondo molti critici, tra cui D.T. Barnes  (Constantine: dynasty, religion, and power in the later Roman Empire, Blackwell, 2011) l’africano, qualche anno dopo la fuga in Occidente, è chiamato da Costantino a Treviri come  maestro per Crispo, figlio di Minervina  e suo, che ora, marito di Fausta, ha figli legittimi imperiali, coi quali farà educare anche quello naturale, illegittimo.

*Le opere, dunque, sono scritte quando è a Treviri, dove rimane,  mi sembra, fino alla morte?

Le sue opere  maggiori De ira Dei, De mortibus persecutorum e Divinae Institutiones, in 7 libri, sono scritte in latino e per un pubblico  occidentale  e presentano inesattezze, dovute proprio alla lingua  più che alla interpretazione di Lattanzio, che è un millenarista e un dualista, pur avendo un piglio polemico ed apologetico, cristiano.

*Mi spiega il significato di millenarista e di dualista,  in epoca Costantiniana?

Marco, il millenarismo è una credenza da parte di uomini/chiliasti, che, riprendendo il giudaismo,  lo fondono col cristianesimo,  mediante un cultura  messianica, collegata con quella apocalittica,  in una concezione unitaria, in cui l’attesa del  Christos  è legata al suo ritorno/parousia, dopo cataclismi, col suo trionfo, grazie anche ai tanti giusti, risorti, quando viene instaurato il regno millenario di un sovrano, che ha vinto definitivamente  il suo nemico, il diavolo e i suoi  fautori  – cfr. A. Pincherle, cit. – .

*Quindi è una credenza che si basa sulle ideologie di  profeti  giudaici,  congiunte con  quelle di Giovanni evangelista e  di Origene, come lei ci ha già detto?

Certo. La credenza del chiliasta  Lattanzio è  una credenza popolare cristiana, antiorigeniana, diffusa in epoca costantiniana e molto vicina al pensiero  manicheo, del persiano Mani (216-277) perseguitato e scuoiato dai sasanidi, in quanto scrittore contrario alla religione tradizionale, le cui opere (Shapurhagan, Vangelo vivente, libro dei misteri, libro dei giganti oltre all’epistolario) mostrano come il mondo sia pervaso dal male, vittorioso nella lotta tra il principio del bene e quello diabolico,  fino a quando  arriva il tempo del Signore, in cui la luce  domina per sempre sulle tenebre! Diocleziano, perciò, sull’esempio di Sapore, nel corso della guerra contro Narsete, decide la persecuzione contro i manichei, rei di attività sovversiva in Egitto, dove, insieme ai cristiani  è iniziata una ribellione subito dopo la sconfitta di Callinicum  nel 296 e, per questo, comincia a tener sotto osservazione i christianoi  orientali  che,  avendo in comune la lotta tra Haura Mazda ed Ariman, ritengono l’imperatore  essere diabolico.

*Da qui, la fuga dell’ africano verso l’Occidente  perché Christianos, conscio  di poter essere scoperto in Oriente, nonostante la sua  eretica posizione.

Hai già capito che Lattanzio è un equivoco christianos,  astuto,  che crede in due persone/upostaseis – facendo da occidentale, un certa confusione  poiché non è  uomo di lingua greca, a causa della lettura di prosoponimago/volto – e in una sola natura divina, avendo non una logica Trinitaria – come poi si stabilirà nel 325 al concilio di  Nicea – ma diale, con Dio Padre e Dio Figlio, senza Dio Spirito Santo.

*Naturalmente per gli orientali di lingua greca, che ragionano, come in epoca teodosiana, Gregorio di Nazianzo, Lattanzio è un eretico, anche se non condannato per  il difetto della lingua latina, ma bollato da Eusebio,  discepolo di Panfilo e seguace di Origene, trinitario – nonostante l‘humanitas del  Christòs uomodio, LogosVerbum, Figlio del Padre – e per di più antimillenarista.

Marco, per il secondo, cioè per Eusebio, devo precisare molte cose,  avendo parlato di lui in varie occasioni  nella mia opera, dove ho trattato  delle sintesi  eusebiane di Praeparatio evangelica, di Historia Ecclesiastica e di Vita  Constantini. Il suo pensiero origeniano risulta una grande costruzione letteraria, in cui storia,  politica, economia oniade e  religione formano un unicum  che è una sincresi della cultura christiana mediterranea, specie alessandrina nel  particolare momento post dioclezianeo, quando Costantino, vittorioso nel segno di Christòs, diventa tredicesimo apostolo, pur conservando il titolo di  pontifex maximus pagano, pur essendo ormai lontano da Roma, intento alla costruzione della  Nuova Roma, la sua Costantinopoli sulla vecchia Bisanzio, posta in una posizione strategicamente unica,  mantenendo, però,  per la vecchia capitale la tradizione cristiana di Pietro come ecista romano ed accettando la denominazione di Andrea, ecista costantinopolitano. Eusebio vive a corte – dopo il periodo oscuro di prigionia con Panfilo, martire sotto Diocleziano-con Licinio, suo salvatore,  prima, e poi, con Costantino, suo  barbaro ammiratore, e grazie alla sua influenza, riesce  a far riabilitare lo  stesso Ario, condannato a Concilio di Nicea, ben congiunto con altri,  tra cui il potente  prefetto del  pretorio , Ablabio,  e  a far esiliare Atanasio,  pur origeniano, prima a Treviri e poi a Roma presso Giulio I, determinando una forma cesaropapista tra i costantiniani.

*Professore, per me si è spiegato benissimo, ma ora mi dica da dove sorge il Costantino antimillenarista ed ariano, quando la tradizione cattolica parla di una conversione dell’imperatore  all’ortodossia, seppure all’ultimo respiro, ad opera di Papa Silvestro I (Cfr. Angelo Filipponi, il mito di Roma e di Augusto in Monarchia di Dante,  Amazon, 2022) che riceve in dono Roma  e l’Occidente per averlo guarito dalla lebbra?   

Marco, l’antimillenarismo  di Eusebio, quello trasmesso  al barbaro occidentale, ignorante, a Costantino,  é in relazione al fatto che lui ha la Biblioteca di Origene, già  in possesso di  Panfilo di Cesarea, suo maestro, morto martire, seguace e  fautore del pensiero mistico apocalittico, pneumatico-spirituale origeniano, teso ad una spiritualità perfetta, alla telioosis mistica, contemplativa_:  è un antimillenarismo origeniano! (cfr.  Apokatastasis ed Origene in www. angelofilipponi.com)  Secondo me, per l’alessandrino (187-253) discepolo di Ammonio Sacca e condiscepolo di Plotino, al momento della redenzione finale,  universalmente, ogni creatura, che ha fruito della vita  (e perfino Satana!)  è nel divino poiché, finendo il mondo, finisce anche ogni pena, compresa quella infernale, e ogni forma di male: tutto e tutti siamo nella luce divina, nella perfezione (teleiosis)!

*Da qui derivano lo speciale rapporto  con Dio  e il primato dello  Spirito Santo, che sono  punti centrali per la costituzione di una theoria ecclesiologica, capace di  dare vita ad una civitas strutturata e disciplinata e di autorizzare  l’idea di militia Christi,  in cui esiste non la comunione dei beni  ma la charitas  lasciata al potere politico e religioso,  in quanto è dominante  l’oikonomia tou teou di un pater provvidente nel kosmos?

 Marco, è proprio allora che Eusebio riduce l’influenza del pensiero di Cipriano di Cartagine, sconosciuto in Oriente, (210-258 ), all’epoca ancora chiaro, però,  per gli Occidentali, dato il valore di De opere et elemosynis, in cui sono rilevati i difetti presenti  nella società del tempo  e nel sistema di vita  ecclesiale,  che sono legati alla sordità dei fratelli  verso il prossimo,  educati non secondo giustizia, propria della  tzedaqah giudaica, ma con l’agape, un amore caritativo,  che autorizza assistenza per l’altro-vicino,  solo  con l’elargizione di spiccioli–lepta, del superfluo (cfr. Y. Congar, Vraie  et fausse  réforme  dans l’Eglise, Paris, 1950).

*È vero che Costantino cesare, poco coerente nella sua azione religiosa, specie coi christianoi donatisti, segue la politica di Massenzio di non persecuzione dei cristiani, seppure divisi in molteplici sette, con credi diversi anche nella diocesi italica, oltre che in quella di Africa?

 Certo  Costantino, pagano ignorante,   tra il 311 e il 313  è titubante  nell’arruolare l’ esercito  nelle due diocesi di Spagna e di Britannia, in quanto segue sia  il costume di  Massenzio che quello di Aureliano perché ha  autorità pontificia,  oltre che si sente   giudice civile,   interessato al mantenimento dell’ordine.   Infatti invia i tre vescovi  di Gallia  (Reticio di Autun, Materno di  Colonia e  Marino di Arles) a Roma,  dopo lo scisma di Ceciliano e di Maggiorino per il vescovato di Cartagine, dopo la morte di  Mensurio per una definitiva conciliazione.

*Il vescovato di  Cartagine è importante già dal periodo di Tertulliano,  in cui la città è piena di fideles della setta  christiana (cfr.  Apologia del Cristianesimo a cura di Claudio Moreschini, testo latino a fronte, Bur1984 ). Quindi Costantino si rimette all’autorità del  papa romano per le questioni africane?

No.No!.  questo è un preconcetto cristiano!, Marco.  sotto Milziade afer (309-313)  c’è solo una convocazione da parte di Massenzio di 15 vescovi italici  per indicare la legittimità del vescovo di Cartagine, eletto dal popolo, poi sciolta da   Costantino  intenzionato a inviare  vescovi gallici  con una comunicazione imperiale!. Solo con Giulio I (337-352) durante l’esilio di Atanasio , dopo il tricennale costantiniano,   sembra che l’auctoritas papale romana abbia un certo rilievo, cosa che anche nel precedente papato di Silvestro I (314-335) non è  storicamente  chiara, nonostante la tradizione christiana, che parla di una vicinanza negli ultimi momenti di vita dell’imperatore, il quale,  all’epoca,  è impegnato  nella guerra  contro Sapore II,  nel maggio del 337,  dopo che è stato ucciso Liciniano, figlio di Licinio  e  dopo che, nel 335 d. C., c’è stata una ripartizione del territorio dell’impero tra i  tre figli, Costantino, Costanzo (creato già Cesare nel 323) e Costante (creato Cesare nel 333) e i suoi nipoti Delmazio e Annibaliano, assegnando al primogneito la Gallia, al secondogenito  l’Asia e l’Egitto, e  al terzo l’Illirico, l’Italia e l’Africa, al nipote Delmazio (creato Cesare nel 335) la Tracia, la Macedonia e    all’ altro nipote Annibaliano – divenuto suo genero perché sposo di Costanza- il Ponto e l’Armenia, col titolo di rex regum Ponti.

*Costantino ancora procede secondo  la divisione dioclezianea?

Sembra così, ma è contestato da Sapore II nella sua suprema direzione degli affari dello Stato e nella  divisione delle partes ai figli e nipoti perché questi reclama da una parte il suo titolo di re dei re e da un’altra   la restituzione delle cinque province sul Tigri, che i Persiani avevano dovuto cedere all’impero dopo la vittoria di Galerio su re Narsete.  L’imperator inizia subito la guerra,  ammalatosi,  cerca di fare bagni caldi  in Nicomedia, ma le sue condizioni peggiorano  e muore ad Ancirone, sobborgo bitino,  il 22 maggio 337. Il corpo dell’imperatore  è trasportato a Costantinopoli e sepolto nella chiesa dei Ss. Apostoli da lui stessa costruita, con gli onori cristiani! .

*Quindi,  Silvestro non è a Nicomedia perché è già morto e  perché   l’ urbs  è delegittimata,  come capitale,  avendo valore solo per la gloria passata e il suo nomen stesso divino? 

La questione donatista  non è risolta da Roma, non più sede  imperiale, che ha, comunque,  ancora il flamen dialis, oltre al sostituto del pontefice massimo,  indifferente al caos  religioso in Africa!.

*Bene. Ho capito   che Costantino fa giudicare i due donatisti per  l’episcopato di Cartagine da vescovi  di sua nomina e non dal papa romano.

Marco,  Seguimi bene. Al posto di Maggiorino ora è Donato,    che non  ottiene la condanna, però,   per Ciciliano, perché proclamatosi episkopos senza la tradizionale  elezione dei vescovi  di  Numidia. Da qui la ribellione dei seguaci,  che aggrava la situazione dello scisma africano tanto che Costantino è costretto ad un nuovo giudizio ad Arles con una nuova commissione nel 314,  ma neanche chiama il vescovo di Roma, urbs,  il cui  senato, comunque,  già  ha deliberato di costruire  l’Arco per lui!.  L’ imperatore non gestisce bene il problema  africano  dopo  Mensurio, -che, come vescovo di Cartagine e primate dell’Africa proconsolare,  aveva contrastato il  fanatismo e propugnato un contegno di prudenza, nonostante le accuse di pusillanimità e tradimento dal partito rigorista, forte in Numidia, capeggiato dai vescovi  Secondo di Tigisi e da Donato di Case Nigrae.- e, perciò,  deve  accontentare  clero e popolo cartaginese eleggendo successore l’arcidiacono Ceciliano, già  consacrato da Felice, vescovo d’Abtungi, quando i due  invece sono dai rigoristi chiamati traditores, cioè rei di aver consegnato dei libri sacri ai persecutori, di aver fatto cioè la traditio-consegna.

*Comunque, la vicenda non finisce con la condanna degli scismatici e l’eliminazione del capi dei traditores, colpevoli accertati, anche a causa  del battesimo, concesso da  loro, illegittimo, avendo loro  consegnato  libri ed oggetti di culto  ai  magistrati e, quindi,  decaduti, ipso fatto,  dalla carica episcopale? .

Marco, ora Costantino è davvero trachala cioè viscido per un settennio, un lungo settennio di compromessi, di denunce, di stragi, di voltafaccia, passando un periodo brutto come quello del biennio 326-7,  segnato dall’ uccisione  del figlio Crispo a Pola, e della moglie Fausta  a Nicomedia,  cui segue per ambedue la damnatio memoriae!

*Professore,  anche  nel  Concilio di Nicea l’ imperatore  è uomo  non equilibrato e  non certamente vera guida! 

 Certo!.  Marco. Anche se  spende 1000 talenti per  far arrivare a Nicea i prelati dalle loro sedi  e   seppure si  preoccupi di dare ai vescovi  50 Bibbie  per le Diocesi,  Costantino  passa da un’ idea ad un’altra,  segue ora una corrente ora un’altra, ora è ariano ora catholicos,  fino a  dare ragione ai cattolici  e  a mandare in esilio Ario, poi, pochi anni dopo, lo richiama, su esortazione di Eusebio di Cesarea e  Eusebio di Nicomedia,  per  punire con l’esilio chi lo ha consigliato,  cioè Alessandro, vescovo di Alessandria ed  Atanasio suo segretario: egli  è oltretutto  rassegnato e confuso di fronte  all’ ottusità dei due partiti in contrasto come lo era stato prima coi donatisti e solo nel 321,  quando è imminente lo scontro col cognato  Licinio   fa concessioni anche a Roma oltre all’ Africa e a tutto l’Occidente, intenzionato ad avere sicure  garanzie  al momento  del conflitto,  volendo tener unita la pars occidentale. 

*Professore, quindi,  dal 321 e specie, dopo il ventennale,  inizia una politica di separazione da Roma, vecchia capitale  per dare rilievo ai cittadini di Costantinopoli?

Marco, nel 326  c’è la celebrazione dei vicennali del suo impero, che è rinnovata l’anno successivo a Roma, dove si svolgono importanti manifestazioni (luglio-settembre 326), funestate dalla fosca e misteriosa tragedia famigliare, nella quale, per ordine dello stesso Costantino trovano la morte il giovane Crispo a Pola, poi, Fausta a Nicomedia. Alla sua partenza  da Roma, comunque,  per non più ritornarvi,  l’imperatore vagheggia il progetto d’istituire una nuova capitale con cittadini  nuovi,  con un aristocrazia rinnovata e con forme istituzionali differenti da quelle antiche. Dapprima pensa a ricostruire l’antica Troia, poi la sua scelta cade su Bisanzio per varie ragioni che lo spingono  a questo atto, oltre alla naturale posizione della  città, unica a mondo per la bellezza del Corno d’oro e per lo spettacolo meraviglioso dello stretto del Bosforo e del mar di Marmara. In lui c’è l’ambizione  di legare il suo nome a un imperituro monumento della sua gloria, la nuova capitale, più  centrale come posizione, date le mutate condizioni dell’impero e la divisione in quattro parti in relazione alle diokeseis ,avendo già Diocleziano svalutato l’antica capitale, stabilendo la sua residenza a Nicomedia e dando nella stessa Italia importanza sempre maggiore a Milano: per un imperatore cristiano, quale sempre vuole apparire l’Augustus unico negli ultimi 13 anni, Roma rappresenta  l’urbs del paganesimo contrapposta a Costantinopoli, città christiana!.

*Quindi, le riforme fatte tra il 321 e il  settembre del 326, anno del suo definitivo addio alla città eterna sono frutto di un abbandono  dell’Occidente e di un tentativo di unione universale in senso  cristiano. Le riforme “romane” sono  parziali concessioni ai cristiani e risultano punizioni per Ceciliano e per Donato espulsi. Infatti stabilisce  sussidi al clero romano ed esenzione  da imposte  e da lavori pesanti, fonda  Chiese e dona il palazzo di Fausta  sul Laterano, costruisce la  basilica di San Pietro nella zona venerata per una presunta tomba dell’apostolo, adotta simboli equivoci per il riposo della domenica  come dies domini/dies solis, concede il diritto testamentario a favore della Chiesa  e riconosce come legittima la manumissio  di schiavi nelle ecclesiae, mentre condanna gli ebrei proibendo  di lapidare  i convertiti al cristianesimo, sopprime  l’ ars aruspicina e il collegio degli aruspici, di cui era illeggibili i testi, già ai tempi di Cesare e Cicerone.

*Professore, lasciando Roma  definitivamente, è intenzionato ad essere guida christiana,  desideroso di espiare  la colpa di aver ucciso figlio e moglie, come  dice  Giuliano l’apostata (cfr. il dialogo satirico I Cesari o i Saturnali, convinto che  solo il  dio del  cristianesimo, deus sebahot  possa concedere perdono a simili  misfatti (cfr. Zosimo, Storia nuova,  a cura di Fabrizio Corona, Bur 2007 ) .

Marco, è una fandonia christiana, messa in bocca ad un successore  pagano, pontifex maximus, ligio al suo dovere  di riformatore anticristiano, devoto di Helios, che  mostra  le nefandezze di Costantino e dei figli, sovrani di una linea illegittima di Costanzo Cloro, discendente dalla linea legittima imperiale di  Teodora figliastra di Massimiano, quasi sterminata a varie riprese. In effetti Costantino  ha negli ultimi anni del suo regno,  sacro il pensiero di lasciare il potere alla sua dinastia, per cui prepara ed organizza  una nuova aristocrazia da opporre a quella vecchia  senatoria di Roma e nuovi cortigiani   creando nuove figure istituzionali. Infatti stabilisce un nuova carica,   quella  di quaestor sacri palatii che risulta uomo di fiducia che  regola gli uffici militari,  specie quello del praefectus praetorii ridimensionato a livello solo amministrativo con poteri esclusivamente civili, e del magister officiorum  da cui dipende un corpo speciale di spie  detto schola agentium in rebus  e vari comites-compagni di viaggi pagati dal fisco come il comes  sacrarum  elargitionum e il comes rerum privatarum/ investigare dei beni  privati e tanti altri burocrati,   di norma cristiani (catholikoi o ariani ), non pagani .  

 *Dunque, professore, l’ultimo Costantino , quello che ha abbandonato Roma pagana, crea una società cristiana con banchieri-trapezitai alessandrini, comites, magistri, praefecti anche militari e  un  quaestor  sacri palatii capo dell’apparato amministrativo- finanziario della corte, formata da una nuova nobiltà  in Costantinopoli, nuova Roma!   

 Marco, questo è il disegno  di Costantino, incerto, comunque, su quale clero  privilegiare, quello ariano o quello cattolico? Teodosio, ispanico, dopo 54 anni di lotte e  stragi nelle città,  di cruente  rivolte tra popoli , dopo vergognose uccisioni di prelati ariani, e  perfino dopo la  grande sconfitta di Adrianopoli di Valente  nel 378, ad opera dei Goti, cristiani ariani, col Concilio di Costantinopoli, determina lortodossia  cattolica e la supremazia del clero cattolico!