Il termine methorios è usato in diversi significati in autori di epoche differenti: Tucidite alla fine del V secolo, Filone nel periodo di Tiberio e Giuseppe Flavio in epoca flavia.
Tucidide usa il termine, unito a h gh, per indicare che la terra di Egina è methoria, cioè un avamposto Spartano contro Argo e contro Atene in cui gli egineti, filospartani, sono protetti dagli Spartani ed hanno un comandante spartano.
Per methorios, dunque, si intende una terra di confine tra due popoli in opposizione.
Il termine, invece, è usato, dopo secoli, in età ellenistica, in Filone di Alessandria in quanto il giudaismo, in epoca giulio-claudia, è genos di confine, ai margini dell’impero romano e confinante con quello parthico, con cui ha stretti legami per agkhisteia, suggeneia e phratria per vincoli cioè di parentela e di affinità linguistica e religiosa per cui esiste un popolo aramaico, come se fosse un’unica etnia.
Questa, vivendo sotto l’impero romano e sotto quello parthico, territorialmente suddivisa, ha le stesse usanze, le stesse leggi, lo stesso sistema di vita tribale agricolo ed una comune lingua, l’aramaico.
Quella, però, dell’impero romano ha due sistemi differenti uno aramaico come quello parthico e un altro ellenistico, basato sul commercio e quindi diverso, pur nella comune fede ebraica mosaica.
Ne deriva, perciò, che la popolazione giudaica, poluanthropica in epoca romano-ellenistica, risulta divisa in una pars aramaica di circa 1.600.000 (1.000.000 di Parti e 600.000 palestinesi) e 2.500.000 ellenisti.
La prima vive secondo dikaiousunh (Filone,Quod omnis Probus,159) e secondo areth/virtù (Praem., 15), conformata alla legge di Mosè, secondo le norme del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, con cui ha una particolare relazione con un patto eterno; la seconda è un ethnos misto, contrassegnato da pleonecsia/cupidigia, in quanto cerca di più il personale guadagno (Spec., 4, 5) e vive secondo una pratica di vita mediana così da servire due padroni (Dio e i romani), pur coscienti di essere ancora una stirpe sacerdotale, amata da un pateer provvidente, che è numen, confuso con il theos romano-ellenistico…
Filone in Vita Mosis I 324 mostra come il genos ebraico sia per natura isotimos , paritario, anche se evidenzia che ci sono alcuni che nella divisione delle terre bramano di più, andando oltre i limiti e le misure stabilite per mantenere il kosmos e per l’equilibrio intimo e per la convivenza sociale.
Il filosofo rivela di conseguenza la presenza di anisotes/ ineguaglianza ((De Vita contemplativa,70) con l’atacsia /disordine con indisciplina, oltre che di adikia/ingiustizia e di akolasia/sregolatezza, in opposizione a soophrosunh….
Non è, comunque, facile delineare l’area geografica parthico-palestinese, entro cui ci sono zone interamente pagane con popolazione di diversi credi, mentre è più facile rilevare la comune matrice oltranzista (fondamentalista, direi)…
Quale sia esattamente la zona abitata al confine dai giudei non è facile rilevarlo, anche se si conosce, grosso modo, tutto il territorio di confine lungo l’Eufrate: essa comprende un’ampia zona non ben delimitata ed abitata, a macchia, da ebrei che hanno fatto proselitismo, da secoli e che si sono diffusi al di qua e al di là dell’Eufrate, più a Nord che a sud: la ricostruzione di queste zone giudaiche intorno ad un centro specifico potrebbe essere un grande lavoro al fine di capire la funzione di Methorios e la diversa applicazione differenziata del Tokos (interesse) tra fratelli e tra ebrei e pagani nelle zone di confine.
Una zona dovrebbe essere quella intono a Nisibi e Neerda lungo il corso del fiume, fino alla confluenza dei due fiumi, a Ctesifonte e Seleucia con una popolazione ebraica superiore a quella dei giudei di Palestina …
Dalla fine del III secolo a.C. è attestata una famiglia, quella dei Tubiadi che svolge una funzione methoria di raccordo e di unità tra il popolo diviso nel territorio, seppure tenuto legato da convenzioni specie religiose, ed unito dal tempio di Gerusalemme fino alla distruzione del Tempio…
Filone probabilmente ha di mira il potere dei Tubiadi che avevano tentato di creare un stato cuscinetto tra Siria e Egitto nella zona dell’ Ammanitide (Flavio, Ant Giud. XII, 230.233), di cui oggi si hanno le rovine in Araq el Emir (un impianto monumentale comprendente un lago artificiale, grandi saloni, parchi, grotte scavate nella roccia e una rocca Birta – in aramaico – swr – torre in greco = phrourion)….
Probabilmente Giuseppe ed Hyrcano, uomini della tradizione giudaica egizio -tolemaica, sopportati da Antioco III e da Seleuco avevano costruito una loro sede templare con trapeza in concorrenza con quella gerosolomitana (cfr. M. Hengel, Giudaismo ed ellenismo, Paideia, 2001, 555-562)…
Nel caso di ritrovamento di monete, come Jehud di Elefantina, si potrebbe meglio sapere le relazioni tra i due stati, come si rileva tra Nubia ed Egitto – cfr. A. Vincent, Religion des Judeo-Arameans d’Elephantine 1937, 562 ss. passim…
Comunque, allo stato attuale è solo ipotizzabile la volontà di creazione di uno stato di confine, la cui grandezza non è conosciuta e di cui non è neanche pensabile una ulteriore estensione al territorio palestinese, saldamente in mani romane, seppure sia arguibile uno stato filoromano methorios come l’Armenia minor, al di qua e al di là dell’Eufrate, come forse doveva essere quello di Erode il grande, se ci fosse stata la conquista della Parthia nel 20 a.C…
I ritrovamenti del Papiro Rainer e i papiri di Zenone mostrano come i telonai, che derivano dalla cleruchia tolemaica di Tobia, agiscano a Tiro e a Gaza ed evidenziano rapporti e probabili collegamenti col tempio di Gerusalemme, oltre a quello con la Birsa: sono telonai di origine sicuramente giudaica? . È certo che essi sono attivi e a fianco o di Giuda maccabeo contro i siriaci, da cui sono sterminati (sembra!) tutti quelli che sono tra i tubiadi (Oi ontes en tois Toubiou), nonostante un’azione protettiva del capo giudaico a Xaraxs…
Il legame militare e finanziario-economico tra i maccabei e i tubiadi non sarebbe spiegabile, se non ci fosse un medesimo credo religioso con un comune linguaggio …
Inoltre bisogna ben capire la funzione del giudaismo nel regno di Parthia, nel periodo di occupazione romana della Iudaea, nel quadro della confederazione di stati parthici: i giudei sono diffusi in ogni stato confederativo con maggiore o minore popolazione ed hanno in alcuni un grande rilievo, in altri minore, in altri quasi nullo e quindi svolgono un ruolo diverso in Mesopotamia rispetto a quello svolto in Adiabene, Armenia Minor e Perside…
Neanche si conosce il funzionamento del sistema amministrativo parthico che, però, dovrebbe perdurare in quello lagide in alcuni stati e in quello seleucide in altri: si sa, comunque, che per un certo periodo è solo seleucide fino a Antioco Epifane IV, che desidera estenderlo a tutta la Celesiria o in territori semiautonomi, secondo i principi ellenistici.
Queste zone, cadute, poi, sotto gli asmonei, sono ritenute autonome sotto Pompeo e Gabinio: non si conoscono se i diritti sono vecchi, cioé quelli acquisiti sotto i lagidi e sotto i seleucidi e mantenuti sotto gli asmonei…
Di una cosa si è certi che, nella zona, molte città hanno diritti ibridi, poi codificati in epoca romana, ma la loro tradizione è quella ellenistica – cfr. Flavio che cita Strabone, Ant. giud., 14, 75-78, e Flavio stesso, Guerra Giudaica, 1, 156-166 -. Inoltre, si sa che in Palestina quattro etnie (giudei, idumei, gazei e azotei) vivono mescolate ai siri, celesiri e fenici.
Dalla corrispondenza di Zenone -Cfr.papiri di Zenone in A. Momigliano, I tubiadi nella preistoria del moto maccabaico in Atti della reale accademia delle scienze di Torino ,67 (1931/2) 174 s.)- si rileva l’apparato amministrativo in Idumea, mentre si conosce un gruppo di giudei sotto i Tolomei, considerati come somata laika eleuthera.
Mentre la funzione del tempio di Gerusalemme è da stabilire se è secondo la struttura vecchia tolemaica o quella lagide prima della grande crisi di Giasone 175 a.C…
Ora, comunque sia la questione, Filone in epoca tiberiana e Caligoliana, considera il termine Methorios come basilare in senso giudaico e dà significato secondo la valenza già acquisita in epoca lagide, seleucide ed asmonea.
La comprensione può essere difficile, ma diviene possibile se si tiene presente la cura/epimeleia di una basileia nei confronti del tempio e dei templi in genere.
Filone sposta, ora, in una nuova situazione storica quella dell’universalismo romano quiritario, connesso con la basileia romana secondo le impostazione di Areio Didimo, che ha visto in Augustus Sebastos, Zeus, venerabile come datore di vita e come adresteia sorte stessa eimarmene, e per di più nomos empsuchos per tutti i cittadini dell’ecumene…
Ora Filone vedendo la situazione giudaica compromessa nel dopo Seiano (dopo il 18 Ottobre 31 ), rivendica un ruolo per il giudaismo ellenistico, distaccandosi per quanto è possibile dal giudaismo palestinese ormai schierato in senso antiromano…
Se suo nipote Tiberio Giulio Alessandro si schiera totalmente da parte romana apostatando, lui tende invece ad una azione methoria dopo aver mostrato la singolare impostazione methoria del giudaismo ellenistico nel suo insieme con l’ idea di uno stato cuscinetto tra Barbaroi e Romanitas ellenizzata.
Sulla base degli esempi dei Tubiadi e di suoi antenati oniadi propone questa nuova forma methoria a cui dà anche specificamente un valore morale secondo una linea di interpretazione etica in relazione a Mosè stesso theophiles/philotheos complementari per l’unità della figura stessa del profeta-sacerdote, legislatore e basileus.
Egli è diviso tra l’amore verso Dio e amore verso il popolo e nell’incertezza è a metà tra due opposti oosper epi plastiggos (come in una bilancia) Vita di Mosè, III,153.
Filone sembra congiungere varie forme della cultura giudaica e le ingloba in una propria sincresi che potrebbe essere originale ai fini d in un’ armonizzazione ed integrazione con la romanitas, specie nel momento critico dell’impero di Caligola.
Filone, perciò, si pone da una parte secondo la struttura greca e da un’altra secondo quella della tradizione di Neemia ed Esdra, essendo lui stesso, erede della famiglia oniade, methorios tra due culture differenti e quindi vuole essere mediatore culturale, sacerdotale, pontefice e sviluppa la theoria dell ‘ameicsia, tipica del sacerdozio mosaico…
Filone aggiunge che il sacerdozio mosaico sottende un sacerdozio universale di tutta la la stirpe giudaica che, essendo intermedio, svolge una funzione di congiunzione tra Dio e il popolo/ l’uomo in genere laico.
La funzione ripresa dal cristianesimo col suo papato cattolico romano e dalla cultura occidentale, di razza bianca, diventa theoria delle élites di inizio Novecento (Cfr. L’altra lingua l’altra storia), che autorizza il colonialismo, in una ripresa dell’elezione ebraica …
Il termine methorios sottende una ben precisa struttura organizzativa giudaica ellenistica quella della trapeza, dell’emporion, e della sua dislocazione in terra al confine, dopo apoikia, dopo aver mandato una colonia, come già fatto in epoca lagide e in epoca seleucide, in epoca asmonea e come facevano a loro modo gli erodiani, insomma l ‘élite della società giudaica ellenizzata che viveva in mezzo ,tra i goyim e che si era adattata, in modo methorios, facendo effettivamente gli intermediari finanziari…
Ho potuto rilevare che Roberto Radice e- forse ancora di più- la Kraus Reggiani abbiano intuito qualcosa del valore di Methorios proprio perché più attenti al lavoro di traduzione e più legati al testo del direttore Giovanni Reale, avendo letto con qualche altra valenza il termine (Cfr. Filone, Commentario allegorico alla Bibbia, Rusconi 1994) …
Specie in De Iosepho, comunque, Filone mostra la funzione methoria proprio del sacerdozio sadduceo e di tutte le forme derivate da quella dei Tubiadi e degli oniadi, evidenziando il ruolo politico
(25.148. Certo in modo simbolico si dice salire sul secondo dei carri regali per questo motivo. Il politico è detto secondo del re (ta deutereia pheretai basileos).Infatti, non essendo né privato né re, è al confine tra i due (methorios), migliore di un privato cittadino per potere, inferiore di un re assoluto, soggetto a un popolo re, per il quale preferisce fare ogni cosa con fede pura e lealissima…
Fatta questa premessa tra le due letture di base del termine, cerchiamo di capire da dove effettivamente sia esso derivato nella concezione giudaica e chi per primo tra i giudei lo abbia usato: senza dubbio i tubiadi prima, e poi gli oniadi hanno dato il significato in senso commerciale in quanto hanno svolto una precisa funzione in zone di confine., sia tra i Parthi e romani, che in zone dell’India…
Gli oniadi, poi, avendo fatto apoikia e, quindi, vivendo in mezzo a pagani, esercitando l’usura hanno svolto in epoca romana una precisa funzione di intermediario finanziario ai confini tra l’impero romano e zone semi barbariche in cui esisteva una moneta diversa, applicando forme diverse di interesse in relazione al cambio…
Gli oniadi, inoltre, essendo elementi sacerdotali, connessi politicamente con i vincitori, dovunque si trovino, facendo proselitismo fino agli inizi del regno di Claudio, hanno piena coscienza della propria elezione e della loro funzione culturale in quanto figli unici del Theos pathr, signore dell’universo…
Perciò, si può dire in conclusione che Il termine Methorios, pur comparendo in Tucidide nel suo significato di base, diventa espressione di un nuovo valore solo in Filone.
Lo storico greco, antico, dà, dopo la denotazione geografico-storica, una connotazione logistico-militare; il filosofo giudaico, ermeneuta, esegeta biblico, erede di una famiglia sacerdotale (che ha esperimentato col sistema templare trapezitario ebraico, il compito di appaltare di phorologein la riscossione dei tributi per i dominatori lagidi e seleucidi, prima, e , poi, per gli asmonei e per gli ultimi Tolomei ed infine per i romani, congiunto con quello di collettivizzare in luoghi di raccolta e di smistare con carovane i depositi bancari fino al Tempio di Gerusalemme, derivati dall’ ingente massa annuale della doppia dramma, di ogni giudeo ) dà un valore nuovo, aggiungendo un significato morale ad un termine proprio del codice militare e fiscale.
Gli studiosi, specialisti, forse, non congiungendo opportunamente l’area semantica di methorios, ed avendo conoscenze solo teologiche di Filone, rilevano soltanto il valore lessicale e l’area allegorico- analogico-simbolico-anagogica e concludono, quindi, in senso etico…
Filone, in un’ epoca come quella Tiberiana e Caligoliana, quando critica è la situazione di tutta l ‘etnia ebraica, colpita a morte nel suo sistema emporico e trapezitario ecumenico, sia nella madre patria della Giudea che nelle sedi mediterranee della Diaspora ellenistica usa il termine, a mio parere, in modo da mostrare la funzione oniade nelle zone di confine: è una difesa (un ‘apologia) morale che copre, sottendendo la ragnatela bancaria e il sistema emporico giudaico, di uomini ricchissimi, cives romani divenuti csenoi ed epeludes, non più epitimoi perché colpiti da atimia …
Methorios, methoria, methorion, dunque, è un aggettivo certamente usato da Tucidide.(460/456-395/390 a. C.) in La Guerra del Peloponneso due volte, mentre è variamente usato con significato, diverso da Filone.
In II,27 lo storico ateniese dice: H de Thureatis ge methoria tes Argeias kai Lakonikes estin/ la terra Tureatide è confinante tra Argolide e Laconia.
Il termine ha un particolare rilievo per lo stato di ostilità continua tra la due regioni e per la situazione, creatasi nel corso della guerra peloponnesiaca, per cui gli abitanti di Egina, scacciati dagli ateniesi, perché rei di avere causato la guerra in Locride, erano stati condotti in quella terra, per ripopolarla, dagli spartani, memori del loro aiuto nel precedente terremoto e nella rivolta degli Iloti.
Nella seconda citazione Tucidide (IV, 56) parlando dei fatti del 425 a.C., anno, in cui Brasida, dopo al sconfitta di Sfacteria, stabilisce di fare la spedizione in Calcidica nel momento in cui c’è l’occupazione di Tirea, il capoluogo della zona methoria e oltre alla cattura dello spartano Patroclo, ferito.
Lo storico intende, dunque, con gh methoria indicare la terra di Cinuria- Tureatide posta al confine tra Laconia ed Argolide, marcando la difficile situazione di una zona posta tra due stati in conflitto, e rilevando la sua funzione difensiva per la Laconia e quindi per Sparta.
Filone Alessandrino (30/25 a.C- 42/43 d.C.) usa il termine Methorios varie volte, dà di norma una valenza significativa morale, mentre parla della figura di progrediente in relazione al bios di Abramo e specie di Giacobbe per mostrare la singolarità dell’ebreo, di un uomo che cerca e vede Dio, di uomo che combatte con Dio in una continua skepsis, secondo linee ascetiche, in una visione ecumenica.
Su questa base semantica Filone attualizza il termine in epoca caligoliana e lo vede nella sua crisi e lo connota come methorios ,uomo al confine tra Romanitas e Parthia: infatti l’ebreo è da una parte romano-ellenistico e da un’altra mesopotamico, integralista ed incapace di mediare e di mettere insieme due culture oppositive. Per Filone, invece, l’ebreo methorios è chi corre il rischio di essere bruciato tra i due estremismi, ma è anche il saggio che sa congiungere i due opposti e lanciare ponti in modo da svolgere la sua funzione di mediazione non solo culturale ma anche economico-finanziaria.
Il compito del methorios diventa difficile ed eroico quando domina il fanatismo religioso , quando ci sono scissioni/skimmata , erides contese e staseis , quando c’è guerra/polemos nell’anima ebraica, dilacerata tra la cultura occidentale romana e quella orientale parthica…
Nei conflitti tra Romanitas e Parthia si è rilevato puntualmente in Giudaismo Romano un tradimento ebraico: dall’impresa antiparthica di Crasso a quella di Antonio, dalla ventilata guerra di Augusto ai Parthi nelle 20 av. C., alla volontà di invasione da parte di Caligola fino alla guerra di Traiano nel 116.
Sempre i romani sono sconfitti perché con l’esercito romano ci sono i giudei che, essendo inizialmente methorioi, poi passano dalla parte dei Parthi, dimostrando coi fatti la loro reale appartenenza al mondo mesopotamico barbarico: i battellieri ebraici che imbarcano a Nord l’esercito romano e lo portano fino alla pianura mesopotamica in epoca traianea, dopo la sconfitta romana ad opera della cavalleria catafratta parthica, non fanno risalire i soldati romani sulle loro barche e quindi rendono manifesta la sconfitta e penosa la ritirata di Adriano mentre Traiano è malato…
Il solo Ventidio Basso, un legatus antoniano, ebbe la meglio sui Parthi nel 38 av. C. perché non volle la mediazione ebraica né alcun aiuto, rifiutando perfino le guide e vinse a Gindaro, grazie ad una sua specifica scelta militare e alla capacità di evitare lo scontro con la cavalleria catafratta nemica …
Il termine Methorios, dunque, per me è basilare per la costruzione di una nuova figura di ebreo, vilipeso perché privo di diritti civili nel mondo romano, nel periodo seianeo e caligoliano, perché considerato gente xenofoba, taeterrima, perfida, secondo una connotazione dovuta piùall’integralismo palestinese che a quella degli ellenisti, seppure odiosi alle altre nazionalità con cui convivono alla pari nel Kosmos romano, perché ricchissimi ed avidi esattori della domus Giulio-claudia, che hanno organizzato un grandioso sistema trapezitario grazie all’abilità nella riscossione dei tributi…
Nelle due opere storico-politiche di Filone In Flaccum e Legatio ad Gaium, ed anche in De Iosepho e nelle Vite di Abramo e di Mosé, in particolare, è possibile rilevare il valore completo di methorios, seppure espresso solo in senso morale…
Ci piace a questo punto precisare quanto rilevato nell’opera filoniana.
Noi riportiamo, perciò, due puntuali citazioni di Filone, da cui si evince la lettura di methorios come elemento intermedio posto al limite tra due estremi, in cui il suo etimo semanticamente diventa tipico nei rapporti intercorrenti tra Dio ed uomo come ricerca di equilibrio tra materia e divinità, come via intermedia propria di una methodos , che dovrebbe dare stabilità all’ uomo che cerca Dio nella giungla materiale diairetica di bene/male , di sensibile/ soprasensibile di transeunte /eterno, di mortale /immortale, di umano/ divino.
In De opificio, 135 si legge: l’uomo è al confine tra la natura mortale e la natura immortale perché partecipa anancasticamente dell’una e dell’altra in quanto creato insieme mortale ed immortale, mortale nel corpo ed immortale nella mente…
In quasi tutta l’opera di Filone è presente questa impostazione apologetica in una considerazione simbolica secondo l’esegesi biblica del giudeo “spiritalis”, come i farisei e gli esseni e, specie i contemplativi ( De Vita contemplativa) in un rovesciamento della figura dell’ebreo/ivri – chi vede Dio Israel, in sacerdote e quindi persona sacra che aspira a congiungersi con Dio.
Questa impostazione apologetica è ancora più palese è in De Somniis II,229-230:e in Peri ths Moseos kosmopoiias, 105
Filone mostra la mente del saggio, distaccata dalle tempeste e dalle guerre e la vede approdata alla serenità in una pace profonda, come tipica di un essere inferiore a Dio, ma superiore all’uomo…
In questa visione Filone è connesso con la lezione epicurea propria della Lettera a Meneceo: ouden eoike tooi thnetooi, anthropos o zoon en tois athanatois agatois/ in niente è simile ad un mortale, l’uomo che vive in beni immortali .
La precisazione che fa è la seguente: l’uomo di valore occupa una posizione methoria in quanto non è Dio né uomo, ma un essere legato ad ambedue gli estremi, alla specie mortale per la sua condizione di uomo, a quella immortale per la sua virtù.
Da una parte il valore epicureo, a seconda del libero arbitrio umano, può portare alla perfezione o alla abiezione, in relazione al prevalere della virtù o delle passioni; da un’altra, la via è quella dello spoudaios, del saggio che tende progressivamente al sommo bene seguendo il paradigma di Abramo, di Isacco, Giacobbe e specie di Mosè, che è la sintesi dell’uomo perfetto (teleios).
Filone, dunque, con methorios esprime la concezione di filosofo posto al confine tra la paideia greca e la musar aramaica, di mediatore culturale, nella certezza della centralità della lettura biblica, simbolica in una sincresi di Socrate e di Tare, padre di Abramo.
Questa fusione culturale seppure sincretica, tra cultura greca e cultura aramaica mediata dal giudaismo ellenistico, specie alessandrino, e dalla sua oikos (domus ) Oniade che aveva profonde connessione con i Tubiadi, è dominante nel periodo flavio, quando il giudaismo subisce limitazioni e viene fatto scadere in senso commerciale: il declino trapezitario giudaico in epoca antonina produrrà staseis e neoterismoi e favorirà il ricongiungimento tra aramaici ed ellenisti, specie nella rivolta di Shimon bar Kokba…
Finito il successo dei methorioi che, in epoca diversa, avevano fatto la storia tra i due imperi. ora l’ebraismo era giunto al massimo parossismo tanto da commettere misfatti inauditi: stragi a Cirene e a Cipro nella guerra di Kitos.(115-117 d.C.)..
Eppure da Cesare fino a Nerone i methorioi, specie alessandrini, manovrati dagli oniadi, erano stati utili intermediari che appaltando la gestione della riscossione dei tributi, per i romani, fecero l’ epopea mercantilistica ebraica, maggiore di quella fatta precedentemente al soldo dei lagidi dal terzo secolo fino al II e al I secolo. in ogni parte del mondo essi cambiavano valute, in India come nel cuore dell’Africa, sulla costa atlantica come su quella della palude Meotide o su quella Caspia, le loro trapezai erano una garanzia per i popoli barbaroi, essendo in relazione anche ai diversi cambiamenti politici e ai grandi rivolgimenti storici.
Essi con il sistema bancario connesso col proselitismo grazie alle apoikiai/colonie, formavano un élite di naucleroi, di emporoi, di kapeloi ben serviti da una schiera di trapezitai e loro agenti che timbravano e marchiavano i tributi per il Tempio di Gerusalemme. Essi per oltre un secolo erano i rappresentanti del commercio ellenistico e specificamente erano cives romani in terre lontane riuscendo a prosperare anche dopo la fine dei regni ellenistici, col vincitore romano, e ad aumentare il loro impero finanziario, che anzi viene decuplicato nel periodo di Augusto e il primo Tiberio…
I giudei ellenisti anche se si opponevano come scismatici al Tempio di Gerusalemme, massima trapeza, il cui controllo era necessariamente in mano romana grazie al fedele servizio dei sadducei, avendo perfino un proprio Tempio a Leontopoli e trapezai in ogni parte del mondo perfino oltre i limiti dell’impero romano e di quello parthico, erano l’avanguardia dell’esercito romano stesso, costituendo la base per l’ ellenizzazione, per la penetrazione nelle remote plaghe dell’India e della Cina, dell’Africa, delle fredde isole del Nord Europa.
Methorios, però, risulta ambiguo proprio per la doppia nazionalità dell’ebreo che, oltre alla cittadinanza del luogo di domicilio, ha la cittadinanza di Gerusalemme, una cittadinanza katholikotera (più universale) segno di diversità e di separazione rispetto alle altre etnie…
Comunque ci teniamo a concludere definitivamente con Filone, che in De Iosepho,148 sviluppando il tema della morale come politica e fissando le funzioni del politico e del suo rapporto col sovrano, con il privato e col popolo, precisa la funzione intermedia del Methorios congiunto con o politikos (vir civilis).
Egli mostra Giuseppe salente sul secondo carro e quindi come colui che fa le seconde parti rispetto al faraone (o politikos ta deutereia pheretai basileos) quindi come un uomo non privato né re, ma methorios tra i due in quanto è superiore al privato ma inferiore al re per comando assoluto (autecsusion), che si serve del popolo re, a favore del quale preferisce fare ogni cosa con fede pura e che serve lealmente il sovrano…
Il Methorios di Filone risulta, allora, eguale a quello di Flavio Bios , 22, 105 kai de pempsantes pros Ihsoun ton archilesten eis ten Ptolemaidos methorian, upeschonto dosein pollà chremata… Così avendo inviato un messaggio a Gesù il capo brigante, nella terra di confine di Tolemaide promisero di dargli molte ricchezze… uomo che vive in una terra di confine – dove si scontrano due auctoritates quella romana e quella di un‘ecsousia di un capobrigante cioè del comando di un volgare lhisths in una zona franca, dove esiste solo un potere locale – in cui il trapezita è garanzia di un superiore potere economico e finanziario…
La chiesa cattolica romana è erede di tale cultura methoria: il pontificato svolgendo la sua funzione sacerdotale, ha vanificato dapprima la potestas imperiale di Roma, perché demoniaca, poi il potere politico regale popolare, del popolo-re, minando ogni democrazia, creando la massima ingiustizia sociale sulla base di un privilegio ebraico, di un Theos pathr provvidente…che ha un patto di alleanza col suo popolo, bianco, ebraico cristiano…