I sabelliani e i due Dionigi

Marco, tu non conosci  i Sabelliani?. Sono i seguaci di Sabellio, che nega la divinità di Christos.

*No.

Allora non conosci neanche i due Dionigi/Duonisios, vescovo  romano  e Dionigi/Duonisios,  papa alessandrino, attivi nello stesso tempo.

*No professore. Non so niente neanche dei due Dionigi.

Marco, non sai neanche  che, sotto  Aurelia Zenobia (268-272 d.C.) ,  esiste  una  Triarchia cristiana con tre sedi apostoliche principali, quelle di Antiochia, di Alessandria e di Gerusalemme/Colonia Aelia Capitolina, quando ancora non esisteva la  Pentarchia, perché Roma, caput mundi, centro dell’impero,  ha una auctoritas  e potestas religiosa col pontifex maximus, che  presiede i riti pagani in città e in Occidente e in Oriente, ma  non era sede apostolica  riconosciuta,  e perché Costantinopoli ancora doveva essere fondata  come città, quindi, non era  sede apostolica con Andrea..

*Mi vuole dire che le tre sedi cristiane apostoliche sono sotto la Regina del regno di Palmira, un regno secessionista dall’imperium romano, dove potrebbe essersi  costituito un Primissimo cristianesimo,  prima dell’epoca di Costantino quando il padre Costanzo Cloro (250- 306), tribunus in  una legione di  stanza in Bitinia,  forse comincia ad amoreggiare con Elena, una stabularia/ostessa  di Drepanon, nel 270 d.C.?

Certo.  Ti aggiungo che il cristianesimo,  in alcune zone è predominante, in quanto  fuso col giudaismo, aramaico,  anche se  non ha un credo unitario, ma avendo  i capi delle tre sedi apostoliche, ha comuni riti ed una concezione umana del Messia  in quanto i patriarchi dipendono dalla stesso  sovrano,  che potrebbe dare unità di indirizzo religioso,  dando auctoritas  temporale a chi è episcopos, vicario di Dio sulla terra.

*Professore, con  Zenobia, attaccata da  Aureliano nel 270 finisce  il regno e quindi, si conclude anche l’esperienza di una prima  autonomia cristiana, impostata  in senso filosofico, considerata eretica  dallimperium romano occidentale  e da Roma cristiana, di culto  latino, dove predomina il paganesimo?.

 Certo. Tutto finisce. Comprendi, però,  che ci sono già forme di culto cristiano occidentale, differenti, dato il predominio del paganesimo,    da quelle orientali   dominate dalla Triarchia, che dirige i pur diversi riti in località monoteiste,  in nome del Christos, l’eroe  nato morto e risuscitato per il bene dell’uomo, da lui redento dal peccato di Adamo,  e sotto l’autorità  di   Zenobia,  un’ Aurelia romana, una Semiramis aramaica, una nuova Cleopatra che parla in  lingua latina,  aramaica e greca,  correntemente, facendo un’unitaria propaganda coi suoi consiglieri.

*Chi sono?

Il filosofo Cassio Longino, il  vescovo di  Antiochia, Paolo di Samosata e  quello di Colonia Aelia Capitolina  Imeneo (260-276), che segue  col suo discepolo  Zambda,  uomini ben collegati con il papas di Alessandria Dionigi e col suo successore Massimo (264-282), in quanto  fedeli  al pensiero sincretico giudaico-cristiano della regina guerriera, che si firma con nome aramaico  nei documenti ufficiali, come Bath Zabbai. Hai capito bene?

*Certo. Ho ben capito questo,  anche perché ho letto Unigenito di Dio è il Christos o l’universo? Cassio Longino non  è quel retore e filosofo del III secolo di Palmira, considerato da alcuni critici, scrittore del  Peri upsous /il sublime?

Si .E’ il retore di Palmira, maestro di Porfirio, ma non scrittore del Peri upsos/il sublime, che è, a mio parere, opera dell’epoca caligoliana.  In Siria è maestro di greco e consigliere della regina Zenobia, condannato dall’imperatore Aureliano  a morte perché ritenuto l’autore di una epistola con  cui  la regina rifiuta di arrendersi. Noi di lui abbiamo opere frammentarie di contenuto filosofico, grammaticale e letterario, specie di critica omerica,  e qualche parte intera di un lavoro di Retorica.

*Di Imeneo, patriarca  greco gerosolomitano, non si sa niente?

Si sa solo che è successore di Nazabanis (249-260), un nome aramaico, strano in un ambiente coloniale, di norma  dominato da greci e romani. Di Paolo di Samosata, commagene,  ti ho parlato in altre occasioni.

* Penso, quindi, che i tre abbiano contribuito alla nascita del Primissimo cristianesimo, quasi contemporaneo a quello armeno, ambedue influenzati e condizionati dal platonismo alessandrino di Filone e di Origene,  seppure dipendente dalla lettura  letterale  di Gesù Vivente,  antiochena, ritenuta credibile!. cfr.  E’ credibile una lettura letterale di Gesù vivente in  www.angelofilipponi.com.

Marco, la trasformazione, operata da  Zenobia, sottende anche, forse,  un cambio di forma religiosa, in una zona dove predominano certamente le sette cristiane, che, avendo un medesimo simbolo, quello della Croce e  contando un maggior  numero di cittadini  rispetto ai pagani,  impongono il culto cristiano nell’ ideale centro nella città di Palmira-Tadmor  e nella capitale della Siria,  Antiochia  periferia di Dafne), città presa  e poi  fortificata dal comandante militare Settimio  Zabdas, divenuta, infine, residenza estiva della regina,  che segue  l’esercito invasore in Bitinia, in Cappadocia, in Commagene,  propagandandosi come discendente di Semiramis, come poi farà anche in Egitto come discendente di Cleopatra, accolta con riti giudaico -cristiani dal successore di Dionigi, che neanche più è in dissidio scolastico con Antiochia, scuola di lettura letterale  rispetto a quella allegorica alessandrina!.

*E’ una sua supposizione o un qualcosa già adombrato in altri critici?

Marco, mi sembra che  F. Loofs (Paolo di  Samosata ., Lipsia 1924) e  G. Bardy (Paolo di Samosata, Lovanio, 1929)  esaminando la figura di  Paolo di Samosata e il suo doppio compito di episkopos e di funzionario politico amministrativo,   siano giunti alla stessa mia conclusione, in quanto io, negli anni novanta, decenni dopo,   ho operato  su Dionigi di Alessandria  già nel periodo di esilio in Mareotide e in Cirenaica all’epoca di Valeriano ( 253-260 d.C.).e al suo potere  temporale al momento del suo arresto  sotto Filippo l’arabo (244-249 d.C. ) quando, nonostante l’ordine di Decio (249-251),  è liberato dai popolani e dai contadini, che,  cristiani, non obbediscono al decreto dell’imperatore che, legittimando l’editto del predecessore, impone che ogni famiglia  che ha venerato la statua del sovrano ed ha sacrificato agli dei entri in possesso di un libellus come  certificato  che  si è pagani e rispettosi  della tradizione paterna. Su questa base ho ipotizzato un  cristianesimo dei tre  patriarcati, in connessione più o meno diretta con le formulazioni di Origene e di Eracla e coi riti religiosi armeni,  in uno stato di incertezza successivo al decreto di Gallieno, che annulla quello paterno di Valeriano, morto nella guerra persiana, quando  sono numerosi i cives-politai  che, avendo il libellus, sono considerati traditori, in quanto deboli fedeli, che sono scivolati, davanti al martirio, per aver salva la vita e  non avendo la Securitas /tranquillità come assenza di preoccupazioni,  si volgono verso Palmira, rifugio e sede del Deus sebaoth,  dopo la vittoria di Sapore sui romani:  le famiglie vengono sterminate se non immolano vittime ,non  fanno sacrifici agli  dei e non   venerano la statua dell’ imperatore – Dio, in Occidente, in Asia e e in Africa, dovunque!.

*Quindi, professore, nel  regno di Palmira la secessione di  Odenato è una rivolta cristiana  contro le persecuzioni e contro  il  famigerato libellus, propria di lapsi, uomini ignorati  dai pagani e vilipesi dai correligionari.

Marco,  non credo che si possa parlare di rivolta cristiana di lapsi, o di un fenomeno di solidarietà con loro, ma di  un movimento secessionista che sfrutta il malessere degli scivolati  e parenti contribuli, in zone altamente cristiano- aramaiche, sotto la guida specie di Zenobia, che,  nel 268, per quattro anni,   tenta di conquistare territori romani sventolando la bandiera del monarchianismo di Sabellio, morto nel 257, sotto la persecuzione di Valeriano, propugnando  una nuova formula rituale cristiana comune, dopo che la regina ha trasformato il regno in Basileia indipendente, specie, dopo l’invasione e conquista dell’Egitto, quando si definisce Augusta e  discendente di Cleopatra, dopo aver nominato il figlio infante, Vaballato  Augustus,  avendo  potere su una regione vasta quasi  1. 000.000 km quadrati, che comprende Bitinia, Siria e Celesiria   parti dell’Arabia, dell’Asia minore, (Cilicia, Commagene  ed Osroene e Cappadocia), potendo contare sui patriarchi-epitropoi   delle tre sedi apostoliche, nonostante la morte di  Dionigi di Alessandria, avvenuta nel 265 d.C..

*Tutto potrebbe essere accaduto in nome di Sabellio monarchiano?! strano!

Marco,  Sabellio è un eretico, che muore forse nel 257, sotto Valeriano probabilmente martire,   divenuto importante  già a Roma nel 215 sotto Caracalla per il suo pensiero  negante la divinità del Christos,  in quanto   monarchiano  non credente  nella Trinità delle persone divine e  poi osannato in ogni parte dell’impero per quasi un quarantennio,  quando è sostenitore di una  dottrina,  secondo cui il Figlio e lo Spirito Santo non sono persone  distinte, ma soltanto modi di manifestarsi dell’unico Dio, il Padre-Pathr. I suoi  molti seguaci a Roma si diffondono in Africa, specie durante le persecuzioni imperiali  quando il pensiero dell’eretico,  a seconda delle località. è detto  di Sabellio o sabelliano, o modalista o anche patripassiano, perché  si ritiene  che non Gesù Cristo, figlio,  come persona distinta, ma il Padre stesso  subisca la passione!.

*Professore, nel regno di Palmira, allora, la diffusione del pensiero sabelliano ha un rilievo maggiore rispetto  all’Africa  e all’Occidente e  all’Italia e a Roma stessa, dove è vescovo Dionigi romano che, però, dipende dall’autorità religiosa  pagana del  Pontifex maximus,  venerante la Triade Capitolina, cioè l’imperatore stesso, che coordina anche il collegio dei feziali.

Professore,  so che me ne ha parlato, ma non ricordo bene. Mi dica chi sono esattamente .

Non ricordi? Ecco  la spiegazione! Ti rinvio, comunque,  a Non dicere ille secrita a bboce  e Ab Iove principium in www.angelofilipponi.com.  Dunque, I feziali  sono un corpo sacerdotale, costituito da 20 membri depositari dello ius fetiale,  cioè  uomini, dipendenti dall’imperatore  pontifex maximus,  che hanno la funzione di dichiarare guerra  e  di fare trattati di alleanza.  Essi eseguono il rito della rerum repetitio, una cerimonia  in cui  si dichiara guerra mediante il capo feziale, pater patratus , che,  assunte le  sembianze di  Giove Faretrio,  si avvicina ai confini del territorio nemico,  ed intima la restituzione dell’ager illecitamente usurpato,  entro 30 giorni; in caso di mancata restituzione, seguono maledizioni e poi,  dopo giuramento solenne,  avviene l’indictio belli. Il capo feziale  allora   inizia, facendo giuramenti solenni l’indictio belli con cui comincia  l’ostilità vera e propria, dopo il lancio  di un’ hasta,  scagliata dal pater patratus nel territorio nemico.  Finita la guerra,  c’è la cerimonia di pace con la stipulazione  del trattato/ foedus col giuramento tra le due parti  per Iovis lapidem, dopo il rituale sacrificio di un porco. Puoi, perciò,  capire che la lotta tra Dionigi romano,  superficiale conoscitore  del pensiero di Sabellio,  e  Dionigi di Alessandria, profondo interprete del modalismo sabelliano e patripassiano,  si configura   come contrasto politico  tra il papa romano, dipendente imperiale  e quello alessandrino, palmirense, la cui autorità spirituale  è immensamente superiore a quella del  romano.

*Professore ora capisco  e riesco a diradare la  confusione, anche  a causa dell’omonimia, specie allo scoppio della guerra tra Aureliano e Zenobia, quando in effetti il pontifex maximus occidentale, che ha anche al suo servizio Dionisius romano,  ordina ai feziali di iniziare le ostilità. Forse, per questo,  Dionigi  di Alessandria non ascolta l’invito a partecipare al Concilio di Antiochia  in quanto sa della condanna  di Paolo di Samosata, patriarca della capitale di Siria, voluta dal papa romano. Dico bene?

Non esattamente. L’alessandrino è uomo considerato santo/agios e nabi, maestro del didaskaleion, ascoltato da tutti, in quanto segue perfino il pensiero giovanneo efesino e neanche più contrasta la lezione letterale antiochena: nessuno ascolta chi lo accusa di eresia!. Infatti, dopo la sconfitta di Zenobia, la memoria di Dionigi di Alessandria resta immacolata, nonostante il suo antimillenarismo e il suo favore entusiastico per Odenato e la regina di Palmira. Noi conosciamo una lettera di Felice I (268-274) successore di Dionigi romano  a Massimo, successore di Dionigi di Alessandria, da cui possiamo capire l’integrità morale dell’ alessandrino, che professa di  credere che nostro Signore Gesù Cristo,  nato da Maria  sia il logos-verbum, Figlio eterno di Dio, e non uomo diverso da Dio, elevato da Dio stesso a questo onore…in lui , Christos non vi sono due persone. Egli come logos,  Dio perfetto, si è incarnato nel seno di Maria e si è fatto uomo!.

*Lei  mi ha parlato di falsificazioni apollinariste, fatte anche  su testi del III secolo,  oltre che su quelli dell’epoca di Apollinare di Laodicea (310-390) cfr. Falsificazioni apollinariste in www.angelofilipponi.com.

Questa lettera potrebbe essere un esempio,  quando a Roma c’è un clima di vittoria con trionfo dell’Occidente sull’ sull’Oriente,  a seguito della sconfitta di Zenobia, che viene rispettata nella sua regalità ed ottiene di poter abitare nella villa Adrianea a Tivoli. Gli apollinaristi potrebbero aver falsificato qualche  monema significativo  a favore  degli Orientali, vinti, quando  il papato romano, ostile a Paolo di Samosata, ne vuole la testa  e sollecita l’imperatore ad una condanna per cacciarlo dalla sede episcopale, determinandone la morte  per il disonore. Il patriarca infatti muore dopo essere stato deposto e cacciato dalla sede episcopale  dall’imperatore stesso!

* Quindi, professore,  il contrasto tra  i due Dionigi potrebbe essere ulteriormente  falsato  da successive manipolazioni testuali,  in quanto c’è sottesa una lotta per la supremazia patriarcale sia tra la sede romana e quella alessandrina che tra quella romana e quell’ antiochena.

Marco,  il primo è un papa romano (259-268) definito da Eusebio (Hist. Eccl.,VII,7) uomo eccellente e  dotto, che segue inizialmente il pensiero di Dionigi di Alessandria (247-265) erede della tradizione origeniana, potente teologo, che è antimillenarista e antitrinitario  e contrario alla pratica di non accettazione dei lapsi  nelle persecuzioni di Filippo l’arabo, di Decio e di Valeriano, che determinano questioni circa il perdono e  circa i tempi di rientro nella comunità ecclesiale a pieno diritto, dopo severe penitenze.- già accordate, in Occidente, al tempo di papa Cornelio e Stefano I.

*Professore, il superiore valore di Dionigi di Alessandria  e l ‘universale consenso orientale  certamente  attenuano  i toni  dell’ostilità del papato romano  anche se, dato  lo stato di guerra tra le due partes dell’impero,  ci sono  fazioni oltranziste in ambedue i campi.

Marco,  si cerca, comunque,  di nuovo un credo unitario comune per le due partes dell’ impero,  ma,  in questa ricerca forse sorgono falsificazioni,  equivoci testuali, incomprensioni a causa dell‘arroganza greca orientale  che vanta una superiorità, tematica e linguistica   rispetto alla deficienza lessicale della traduzione latina inadeguata, di fronte alla ricchezza   dei testi ellenistici. Dionigi di Alessandria stesso – come poi in epoca teodosiana, i cappadoci, specie  Gregorio di Nazianzo,-  si lamenta che i latini non comprendono  neanche i termini  della loro speculazione trinitaria perché non fanno corrispondere esattamente a upostasis  un adeguato significato, ma solo un generico persona, mostrando di essere discepolo di uomini come Origene e di Eracla.       

* Bisogna, dunque, tenere presente anche il divario culturale  dei due Dionigi e il livello delle due sedi patriarcali.

Certo. Dionigi  di Alessandria, è un pagano di nobili natali, legato ad Origene fino al 231,   per cui, divenuto christianos,  è origeniano convinto che afferma il credo tipico del didaskaleion , professando  che  Christos, uios- figlio è creatura in quanto poihma e quindi creato  e subordinato al padre   e, perciò,  il figlio  è persona distinta dal padre nella sostanza  poiché il padre è eterno  e non generato mentre il figlio è il primo generato e monogenhs. Da qui il suo altezzoso  non ascolto all’invito della chiesa romana  e dell’omonimo papa di andare al Concilio di Antiochia.

*Forse ho capito qualcosa, dopo essermi documentato su monogenhs.

Marco, comunque,  l’egizio muore con la sua convinzione,  ma in seguito, dopo la vittoria  di Aureliano su Zenobia, la chiesa romana impone, da vincitore militare, a quella egizia di dire  che il Christos, uios-logos/filius- verbum è eternamente generato!. eppure il patriarca alessandrino era stato esiliato  in Mareotide e in Cirenaica, dove era vissuto coi contadini  ed operai di origine ebraica  e perfino coi contemplativi,   confrontandosi in senso adozionista in modo diverso da quello romano, per cui si era avvicinato a Paolo di Samosata, amico personale  di Odenato e di Zenobia, come se anche lui avesse  favorito la secessione tanto da essere giudicato pure lui eretico in Occidente, come se fosse il precursore del monofisitismo.

*Professore, questo periodo, quindi, non è stato studiato attentamente dalla critica cattolica e protestantica che  giudica solo dall’angolazione degli uomini dell’epoca costantiniana e  teodosiana.

I critici hanno letto secondo Eusebio ed Atanasio e poi secondo Gregorio di Nazianzo per cui viene falsata anche la figura di Dionigi di  Alessandria come quella di Sabellio, mentre è chiaramente condannata quella  di Paolo di Samosata  costretto nel 268  a scrivere esattamente il suo credo,  considerato scismatico, sebbene  intoccabile al momento, perché era protetto in quanto funzionario,  da guardie regie, ma, dopo la vittoria di Aureliano, era ucciso per ordine dell’imperatore, che non può non accettare  i consigli dei vincitori latini.

Regno di Palmira

*Professore, in conclusione, posso dire che nel regno di Palmira si fa una specie di sperimentazione religiosa christiana,  in cui  si rilevano  tendenze ideologiche   ebraico- aramaiche, confuse con  figura messianica di Christos, umano, connessa con istanze Trinitarie di un Dio unico,  tipiche di  Sabellio e di  Paolo di Samosata, che sembrano anticipare arianesimo e monofisitismo in varie parti dell’ex regno di Palmira.

Marco, per me potresti dire solo che Aureliano è  contrario a tutto ciò che non gli sembra romano e perciò si oppone  alla filosofia, alla letteratura politica  alla  volubilità siriaca e ai sogni di potenza di Zenobia  Per  F. Altheim (Il sole invitto, Feltrinelli 1960) all’imperatore non importavano i desideri e le nostalgie private: una nuova concezione  e un nuovo ordinamento  dello stato   stavano davanti agli occhi  di un illirico, che aveva una diversa realtà politica militare! Aureliano, vincendo  Palmira,  favorisce l’ascesa del Dio di Emesa, che risulta  superiore a tutti gli altri dei ed  anche ad Jhwh per cui  riconosce la sua potenza,  entrando  a Palmira e poi, tornato a Roma,  fa edificare un tempio sulle pendici  del Quirinale. Ora lui, Aureliano,  è il sacerdote inviato dal Sole- il terribile e pauroso leone inviato dal Sole, celebrato dai sacerdoti del Dio di Emesa-  che ne trapianta  il culto a Roma  nel suo tempio romano,  senza, però,  le cerimonie orgiastiche di Eliogabalo, senza più il Betilo,  ma coi senatori romani, ora tutti rappresentanti del Dio siriaco, equiparati a  tanti pontifices maximi e flamines,  che organizzano ogni quattro anni  il 25 dicembre,  giorno natalizio,  un agone dedicato al Deus sol invictus simbolo astratto politico -spirituale dell’impero, come l’antico Iuppiter capitolino. Io… non sono un theologos  e, quindi, non posso dire esattamente se puoi parlare in questo modo, comunque,  in Sabellio,  in Dionigi di Alessandria e in Paolo di Samosata  ci sono  precisi segni scismatici rispetto al Credo del Concilio di Nicea e di Costantinopoli  cfr. Angelo Filipponi, Amici cristiani, perché diciamo Credo, Streetlib, 2014.  Infatti Sabellio considera pathr- padre ed uios- figlio  due onomata-nomina  di una stessa monarchia divina con lo pneuma -spiritus.

*Devo pensare, allora, che i patriarchi  della Pentarchia  condannano  quelli della  triarchia palmirese dominata da Dionigi alessandrino  e da  Paolo di Samosata in quanto nei Concili del  IV secolo vengono attaccati  i principi origeniani dell’upostasis, non ben intesa a Roma nel III secolo, se è esatta la risposta di Dionigi romano, dopo la morte di Sisto II,  a Dionigi alessandrino, che  tende a farlo ritrattare.

Noi, Marco, conosciamo  due lettere  del romano all’alessandrino in  Refutatio et Apologia  che sono basilari per  la  questione  dei due  Dionigi. Nella parte iniziale del testo, a noi giunto,  da Atanasio  cfr. Ario ed  Atanasio in www.angelofilipponi.com

*Mi dica, professore. Io seguo.

Atanasio rifiuta da una parte la dottrina sabelliana, che identifica il Padre e il Figlio, andando contro il pensiero di Origene  che, affermando tre ipostasi divise, del Padre, Figlio e Spirito Santo, sembra voler  significare di  professare tre divinità e non una. Nella seconda parte rinfaccia all’Alessandrino di aver definito il Figlio poihma cioè creatura, implicando così la sua non coeternità con il Padre, mentre egli è da considerare Figlio di Dio reale e coeterno con lui: è soprattutto qui che sono ravvisabili concetti ed espressioni di diretta derivazione origeniana, che difficilmente il papa romano potrebbe aver derivato da fonte diversa dalla lettera, che gli era stata recapitata dall’Egitto, in cui .Il figlio-creatura  risultava da  Proverbi (8, 22) il Signore mi ha creato/ ἔκτισε inizio delle sue vie,- ed  era letto  nel senso che Dio aveva sempre posseduto il Figlio, sua Parola e Sapienza sussistente.

*Non comprendo bene. Seguiti.

Alla concezione di Dio proposta dall’Alessandrino, che egli, come si è visto, considera eccessivamente divisiva, il romano pontefice  oppone una fortemente unitaria, ribadita dal ripetuto impiego del termine monarchia, affermando che il Logos divino è unito con Dio e in questo ha dimora lo Spirito Santo, tanto  che necessariamente la Divina Trinità si ricapitola e si assomma in uno /eis ena come in un vertice, cioè  Dio signore di tutte le cose. Veniva spiegato poi  Il concetto che il Figlio e lo Spirito Santo, strettamente uniti con Dio Padre, si assommavano in lui come in un vertice  che poteva pure  essere interpretato nel senso che la loro realtà s’identificava con la sua, in una concezione di Dio in cui la distinzione dei tre era puramente verbale: in definitiva, si trattava di una formulazione ambigua e contraddittoria,  comunque tesa ad unire, al fine di  una possibile interpretazione monarchiana radicale, nonostante la precedente presa di distanza da Sabellio!.

*Professore,  dunque, è Atanasio che pone il problema reale  ai suoi tempi centrale nella disputa teologica con Ario?

Certo Marco.Si deve  anche aggiungere che nulla nel testo rileva la distinzione del Figlio e dello Spirito Santo rispetto al Padre, là dove i rappresentanti della dottrina del Logos la indicavano in Occidente (sono Tertulliano e Novaziano) mediante l’uso del termine persona, corrispondente al greco prosopoon, per altro meno individualizzante di upostasis,  termine di cui Dionigi di Alessandria aveva fatto uso sulla traccia di Origene ,von condiviso da Dioniso romano . Nel complesso, la concezione di Dio, molto unitaria di Dionisius romano, era molto lontana dalla dottrina del Logos, allora rappresentata da Dionigi di Alessandria e che,  solo pochi anni prima proprio a Roma Novaziano aveva ribadito, sulla traccia di Tertulliano – De trinitate-!. Un secolo prima, diversa era la lettura  di omousios, per cui era imprecisa   la difesa di Dionigi di Alessandria secondo  Atanasio,(De sententia Dionysii, 6)  su  Cristo non  consustanziale  con Dio, cioè  non partecipe della sua stessa sostanza, essenza, in un clima di humanitas del Christos. Infatti il patriarca alessandrino del III secolo sembra  obiettare che il termine non è attestato nella Sacra Scrittura, fonte diretta della dottrina cristiana, affermando per altro di non avere difficoltà ad accoglierlo, anche se lo intende nel senso di omophuhs/della stessa natura, dello stesso genere, perciò, con significato molto generico, là dove gli avversari lo intendevano in senso molto più unitario, diverso, comunque,  da quanto si stabilisce nel concilio di Nicea nel 325 e, poi,  in quello di  Costantinopoli nel 381.

*Professore, le sono grato per questa lezione su Sabellio e i due Dionigi,  perché ho potuto meglio  capire i tanti problemi  di un periodo, confuso in materia teologica, e politicamente  complicato.