Capiamo Gesù “figlio dell’uomo”!

Vorrei tanto mostrare a voi, miei alunni, la figura di Jehoshua barnasha. Ne ho parlato a lungo, tante volte,  ma mai ho fatto un lavoro specifico sul personaggio, messo in evidenza in un passo di un evangelista, basilare per la comunicazione evangelica del Regno di Dio!

*Professore, io ascolto, come sempre. Mi dica. 

Marco, se capiamo Gesù, figlio dell’uomo, forse, capiamo il vero Jehoshua Barnasha nel periodo tra la morte di Elio Seiano (18 ottobre del 31) e l’entrata in Gerusalemme del Messia, forse la settimana di prima della Pasqua del 32 d.C. Cfr. Gesù: o Figlio dell’uomo o Dio in www.angelofilipponi.com e Jehoshua o Iesous? Streetlib, 2014.


 

Iturea, Traconitide, Gaulanitide, Batanea, Auranitide

*Con queste cartine posso  seguire gli spostamenti di Gesù, figlio dell’uomo, cioè di uno zhlooths/partigiano,  definito dai romani in lingua greca o latina lhisths o latro, un aramaico,  filoasmoneo, galilaico cittadino della  tetrarchia  di Giulio Erode Antipa, censito come tekton-qain, un mastro con buone conoscenze di architetto come suo padre Giuseppe Iosip,  suo nonno Giacomo/ Jacobos,  e il suo bisnonno, Mattan, secondo quanto appreso da lei,  ricercatore cfr. Omaggio servile/upourgia e Vangelo di Marco in www.angelofilipponi.com.

Bene, amico mio. 

*Cosa facciamo? E chi dobbiamo leggere per arrivare a tale scoperta?

L’ evangelista Marco, forse, ci aiuta a capire un uomo  inseguito dai  romani,  che cerca di sfuggire ai milites e si sposta continuamente nella zona di confine (cfr. Th Gruenewald -traduzione di J.Drinkwater- Bandits in the Roman Empire: mith and Reality/Banditi nell’impero romano: Mito e realtà, 2004) e  noi facciamo come abbiamo fatto finora, storicamente, partendo dall’ipotesi di un Gesù qainita, esiliato, che vaga, una volta giunto a Betsaida, città che fa parte del Regno di Giulio Erode Filippo, signore di parte dell’ Alta Galilea e di Gaulanitide, Traconitide, Auranitide Iturea, Batanea – la parte gialla della cartina – spostandosi continuamente in cerca di rifugio più sicuro e leggiamo attentamente il Vangelo  6- 9, per comprendere le titubanze ed incertezze e paure del Messia, in questo periodo, dominato dalla figura di Elio Seiano (cfr. A. Filipponi, Per un bios di Ponzio Pilato Amazono,2022) reggente dell’impero, un capo pretoriano che ha l1a fiducia assoluta di Tiberio, che si è ritirato a Capri – si è negli ultimi mesi del 31 d.C.  poco prima della sua morte, il 18 ottobre,  avvenuta a seguito della  denuncia di Antonia minore che ha scoperto la sua infedeltà politica  tramite la figlia  Giulia Livilla, che ha confessato l’omicidio di Druso II, figlio dell’imperatore,  per  amore del suo amante, con cui aspira a formare un nuova dinastia imperiale-  (cfr. A.Filipponi,  Per un bios di Ponzio Pilato, ibidem).  

*Lei vede, quindi,  un Gesù che, in fuga,  ammaestra i suoi discepoli, e che, dopo la proclamazione messianica di Pietro, intima loro di non dire niente a nessuno! .

Ecco il passo specifico marcino 8, 27-33:
Καὶ ἐξῆλθεν ὁ Ἰησοῦς καὶ οἱ μαθηταὶ αὐτοῦ εἰς τὰς κώμας Καισαρείας τῆς Φιλίππου· καὶ ἐν τῇ ὁδῷ ἐπηρώτα τοὺς μαθητὰς αὐτοῦ λέγων αὐτοῖς· Τίνα με λέγουσιν οἱ ἄνθρωποι εἶναι; οἱ δὲ ⸂εἶπαν αὐτῷ λέγοντες⸃ ⸀ὅτι Ἰωάννην τὸν βαπτιστήν, καὶ ἄλλοι Ἠλίαν, ἄλλοι δὲ ⸂ὅτι εἷς⸃ τῶν προφητῶν. καὶ αὐτὸς ⸂ἐπηρώτα αὐτούς⸃· Ὑμεῖς δὲ τίνα με λέγετε εἶναι; ⸀ἀποκριθεὶς ὁ Πέτρος λέγει αὐτῷ· Σὺ εἶ ὁ χριστός. καὶ ἐπετίμησεν αὐτοῖς ἵνα μηδενὶ λέγωσιν περὶ αὐτοῦ. E Gesù coi discepoli andò nei villaggi di Cesarea di Filippo e, durante il viaggio. cominciò a interrogare i discepoli dicendo: chi dicono gli uomini  che io sia. Quelli gli dissero dicendo:  alcuni dicono Giovanni il battista, altri  Elia ed altri uno dei profeti. Allora domandò loro: Voi, invece, chi dite che io sia. Rispose Pietro – Tu sei il Christos, ma egli intimò di parlare di lui a nessuno. Attenzione, qui, in Marco c’è una doppia comunicazione, una tipica di un personaggio aramaico e l’altra   di un personaggio greco-ellenistico. Infatti  c’è contraddizione grande, come se ci fossero due Messia, contemporaneamente,  diversi, comunque,  uno, antiromano ancora combattente ed in fuga, l’altro, un filoromano di epoca antonina  greco- ellenistico, un essere pneumatikos/spirituale,  che si trasfigura  e che  predica  da maestro ai suoi discepoli  e li orienta in senso platonico – aristotelico, secondo il didaskaleion alessandrino, che da tempo invia un messaggio comune  ai giudei superstiti, dall’eccidio  adrianeo del 135 d.C. , di una divinizzazione  del Messia,  uios tou  theou,  soothr  venuto dal cielo, inviato dal Pathr  per  lavare il peccato di Adamo, col suo sangue  e della profezia di uno – figlio dell’uomo- che deve necessariamente  soffrire   e morire ad opera di capi giudaici, che, però,  promette di risuscitare dopo tre giorni!. Leggiamo il testo:  Καὶ ἤρξατο διδάσκειν αὐτοὺς ὅτι δεῖ τὸν υἱὸν τοῦ ἀνθρώπου πολλὰ παθεῖν καὶ ἀποδοκιμασθῆναι ⸀ὑπὸ τῶν πρεσβυτέρων καὶ τῶν ἀρχιερέων καὶ τῶν γραμματέων καὶ ἀποκτανθῆναι καὶ μετὰ τρεῖς ἡμέρας ἀναστῆναι· /Quindi, cominciò ad ammaestrarli: bisogna/dei che il figlio dell’uomo soffra molto, che sia respinto come indegno dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, che sia ucciso e, dopo tre giorni, risorga.

*Professore,  questo mi è chiaro, ma io so che poi rimprovera Pietro?

Questo è per  me è la prova che l’  aramaico, che  fugge e che non vuole propagare il suo nome, è uomo che conosce la storia e la morte di Giovanni il Battista  e che non è contemporaneo dell’altro che insegna da rabbi, vivente  in un altro momento storico:  spia è la figura di  o Pétros prima accettato come ispirato da Dio,  poi rifiutato come Satanà.  Amico mio, mentre ti propongo il testo ti faccio notare  i due linguaggi diversi,  da cui puoi evincere il sostanziale differente logos comunicativo come alterco  in un reciproco rimprovero  tra i due parlanti: καὶ παρρησίᾳ τὸν λόγον ἐλάλει. καὶ προσλαβόμενος ⸂ὁ Πέτρος αὐτὸν⸃ ἤρξατο ἐπιτιμᾶν αὐτῷ. ὁ δὲ ἐπιστραφεὶς καὶ ἰδὼν τοὺς μαθητὰς αὐτοῦ ἐπετίμησεν ⸀Πέτρῳ ⸂καὶ λέγει⸃· Ὕπαγε ὀπίσω μου, Σατανᾶ, ὅτι οὐ φρονεῖς τὰ τοῦ θεοῦ ἀλλὰ τὰ τῶν ἀνθρώπων /diceva con libertà di parola questo    e Pietro lo prese in disparte e lo rimproverava ed  egli, voltatosi, e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendogli: vattene, lontano da me, Satana, poiché tu non hai pensieri retti secondo Dio, ma secondo gli uomini!

*Professore,  lei rilevando l’opposizione del pensare/phronein  tὰ τοῦ θεοῦ  e τὰ τῶν ἀνθρώπων mi vuole mostrare  Shimon- Pietro che ha un pensiero zelotico, proprio dell’epoca tiberiana, collegato col Messia – ta toon antrhoopon- , ma me ne indica  un altro,  spirituale, di epoca successiva,  come  il Christos che  ha un pensiero pneumatico  e perciò mi  vuole far notare due momenti, quello del  Regno dei  Cieli  proprio di un periodo bellico, aramaico, tipico della Musar  e quello di un altro periodo postbellico,  terminato con la galuth adrianea, segnato da  paideia ellenistica, quello  del Regno di Dio .  Ho capito bene? Anch’io, comunque,  in questo passo, rilevo un Messia bisognoso di supporto, insicuro sulla sua stessa figura, un essere non battagliero, ma uno che vuole nascondersi, anche se il  suo parlare è da uomo libero/ Parrasiasths, e risulta fuori luogo,  differente da quello di un partigiano che  aspira al  Regno di cieli, più simile ad uno, che  vive in epoca antonina, che proclama il Regno di Dio e vede la  oikonomia universale  di Dio  pateér provvidente

Marco, anche tu , allora,  vedi  nelle parole  del  Messia/Christos- che rimprovera Shimon, chiamato, o Petros/  Pietro,  considerandolo satanà-   una grande insanabile  contraddizione  e pensi a due Regni diversi  e  a letture differenti  del testo.

 *Professore, a me sembra che lei,   che ha lavorato per  anni, invano,  sui logia tou kuriou  e poi  li ha abbandonati,  per esaminare specificamente e separatamente i due Regni,  quello  aramaico dei Cieli e quello greco-ellenistico di Dio,   abbia centrato il problema  e lo abbia risolto,  mostrando,   pur nella confusa comunicazione evangelica,  da una parte,   il regno di Jehoshua e  i detti oracolari evangelici di Iesous da un’altra, evidenziando  due figure,  che appartengono l’una al periodo ultimo  tiberiano da lei precisato (18 ottobre-Pasqua 36  d. C.) e l’altra nel periodo postadrianeo . Dunque, ora devo confessare   che finalmente è riuscito a farmi capire la differenza reale tra Malkuth ha shemaim ed H basileia tou theou  e devo ringraziare!

Dunque, Marco, il rapporto equivoco di Jehoshua con Pietro (un pescatore, che lo segue, insieme ad altri, qainiti e  popolari,   che hanno una concezione giudaica di  Messia in senso nazionalistico e zelotico e che considerano l’Unto del signore come Figlio dell’uomo,  inviato da Dio, per liberare Israel da Roma, fase iniziale di una conquista territoriale universale/katholikh,  con  Sion e il suo tempio, centro di potere in tutto il mondo, luce eterna per tutti ) ti ha aperto gli occhi sulla funzione del Christos? .  

 Non solo il suo esame testuale, ma anche  il militarismo israeliano di oggi, 10  ottobre  2024!

 Marco, sei davvero ancora un christianos, che mette sempre insieme più cose, seppure lontane nel tempo, nonostante i mie precetti ad essere solo osservatore di un fatto e a non giudicare, ad astenerti dal giudizio generalizzato -epocheè! Gesù Christos, che si definisce בר אנש Bar-‘enàsh, cioè uno che  possiede le qualità di Adamo nel Paradiso terrestre, che vive camminando  e parlando con Dio, datore di  vita immortale – cfr. Paolo, Lettera agli Ebrei, 4, 15-, volgarmente pronunciato barnasha,  in zone ituraiche,  è, dunque,  quello che ho cercato di  propagare  come Messia aramaico, in quanto figura  reale, esistita di  uomo in Giudea,  del tutto diversa da quella giudaico-cristiana, greco-ellenistica di Jesous Christos Kurios!.

*Professore, lei mi vuole dire che il gruppo di aramaici non è perseguibile in Iturea e Traconitide, essendo protetto dalla popolazione, zelotica, che vive in luoghi impervi, impossibili da raggiungere per un romano, se non con guide introvabili, neanche se strapagate, in quanto solidale coi contribuli della stessa etnia, lingua e religione .

Marco, ascolta bene. Tu sai perfettamente che io agisco con metodo, e tu conosci il mio modo di operare, basato su  trovare i testi, adatti,  leggere il messaggio univocamente, fare storia distinguendo historia, upourgia e panourgia.  Perciò, tu, operando con me,  rilevi che la comunicazione marcina, tra Pietro e  Christos non è reale, in quanto non avvenuta nello stesso tempo, ma in momenti storici diversi,  ed è segno di una sincresi evangelica posteriore, fatta da assemblatori, dilettanti apparenti ma retori (cfr.  A. Filipponi, Ma, Gesù chi veramente sei stato? Streetlib ebook, 2012 e B.D.Ehrman, Gesù non l’ha mai detto Mondadori, Milano 2005)! La prima parte potrebbe essere di epoca preseianea. cioè  di un momento storico precedente la morte di Elio Seiano e quella del Battista, ambedue alla fine dl 31 d. C..  quando inizia  la marcia di avvicinamento a Gerusalemme del Messia  e dei suoi stretti collaboratori, dopo l’esilio,  a seguito di una rivolta qainita perché Pilato li ha pagato col Korbonas, coi soldi destinati alla vedove e agli orfani, depositati nel gazophulakion templare, alimentata dalle truppe nabatee di Areta IV e di Izate, autorizzate da Artabano III re dei re di Parthia  nella Pasqua del 32,  cui segue  il trionfale Ingresso nella città santa di Jehoshua Barnasha !. 

Quando esattamente avviene questo?

Dopo la morte di Giovanni il battista, avvenuta, forse nel settembre del  31  e dopo quella di Seiano il 18 ottobre  dello  stesso anno. Sembra che Jehoshua dia, subito dopo, una missione ai discepoli  che a due  a due  vanno nelle vicine città a predicare di convertirsi/ ἵνα ⸀μετανοῶσιν (Marco, 6,12) avendo potere di guarire e, dopo unzione con olio, di scacciare i demoni, ma, in effetti. a chiedere se si partecipa ad un’ imminente azione bellica e  a fare reclutamento  militare.

*Io desidero comprendere il sintagma della proposizione finale ἵνα ⸀μετανοῶσιν/ per convertire intendendo il messaggio   come un mutamento di parere di uno che si corregge e si pente, desideroso di avere un pensiero diverso da quello precedente,  e perciò ritengo necessario staccare la frase dal cotesto   che tratta di una missione spirituale,  volendo rilevare  l’ aspetto politico di un cambiamento della popolazione da filoromana ad antiromana Dico bene, operando filologicamente su metanoeoo?.   

 Esatto. Dici bene se pensi ad una ricostruzione a tavolino di questo passo evangelico che mette insieme due momenti storici. 

*Dunque,  Jehoshua,  vivendo sconosciuto tra le genti, si fa conoscere tramite i discepoli  che, tornati gli riferiscono il timore di Erode Antipa, che quel Giovanni da lui decapitato è risorto / Ὃν ἐγὼ ἀπεκεφάλισα Ἰωάννην, οὗτος ⸀ἠγέρθη (ibidem, 16)., li invita a venire in disparte, in un luogo solitario e a riposarsi un poco. 

Marco,  questo stare in disparte, in un luogo solitario e il riposo  col successivo dirigersi in barca  verso un luogo solitario  e appartato, fa pensare ad una setta cospiratrice,  a persone  che, riunitesi,  vogliono una stasis  e che prima  di agire,  si preparano all’evento. 

* Certo,  professore, ora che vedo i termini eἰς ἔρημον τόπον καὶ ⸀ἀναπαύσασθε ὀλίγον  e ragiono  sul fatto che vi sono molti venuti, attratti e sedotti, che seguono tanto che i discepoli neanche possono mangiare, avendo il dovere dell’accoglienza/ ἦσαν γὰρ οἱ ἐρχόμενοι καὶ οἱ ὑπάγοντες πολλοί, καὶ οὐδὲ φαγεῖν εὐκαίρουν, posso pensare davvero ad un capobanda  pronto per un rivolta, specie se rilevo l’ insistenza  di andare  con la barca  in un luogo  solitario ed appartato/καὶ ἀπῆλθον ⸂ἐν τῷ πλοίῳ εἰς ἔρημον τόπον⸃ κατ’ ἰδία.

Amico mio,  tutta questa parte, comprese le due moltiplicazioni dei pani, sono rimasugli -frammenti di un Vangelo aramaico di Marco,  con testimonianza anche di  quello di Matteo aramaico,  a cui viene aggiunta la trasfigurazione  come paradoxon  per meglio celare il miracolo dei pani e pesci,  moltiplicati.

*Per lei  non sono vere le  moltiplicazioni dei pani, né il camminare di Gesù sulle acque, né le guarigioni di Genesareth,  di  Tiro e Sidone né quella  del sordomuto nel territorio della Decapoli  e del cieco di Betsaida,  ma sono solo fatti  clamorosi per  successivamente evidenziare la divinità del Christos   greco  di epoca antonina, che profetizza perfino che alcuni presenti non subiranno la morte, finché non avranno veduto  il Dio venuto con potenza /εἰσίν τινες ⸂τῶν ὧδε⸃ ἑστηκότων οἵτινες οὐ μὴ γεύσωνται θανάτου ἕως ἂν ἴδωσιν τὴν βασιλείαν τοῦ θεοῦ ἐληλυθυῖαν ἐν δυνάμει.(Marco, 9,1) in un’ anticipazione della Basileia tou theou .

 Marco,  il testo marcino con  ἂν ἴδωσιν  è precisa testimonianza di un ritorno/ parousia  di Christos come anche il testo di Giovanni  (6,14- 15 ),   che è  una  memoria aramaica del Regno dei cieli. Oi οὖν ἄνθρωποι ἰδόντες ⸂ὃ ἐποίησεν σημεῖον⸃ ⸀ἔλεγον ὅτι Οὗτός ἐστιν ἀληθῶς ὁ προφήτης ὁ ἐρχόμενος εἰς τὸν κόσμοv .Ἰησοῦς οὖν γνοὺς ὅτι μέλλουσιν ἔρχεσθαι καὶ ἁρπάζειν αὐτὸν ἵνα ⸀ποιήσωσιν βασιλέα ἀνεχώρησεν ⸀πάλιν εἰς τὸ ὄρος αὐτὸς μόνος.  / gli uomini  dunque vedendo il segno dicevano: questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo. Ma Gesù, saputo che stavano per venire per prenderlo con la forza  per farlo re, si ritirò nuovamente sul monte, lui solo. Strano (strano davvero! ) che Jehoshua si ritiri  da solo sul monte, dopo che una folla, prima, di 5.000 persone,  poi, di 4.000 persone, è stata sfamata con uno stratagemma di un  mastro-artigiano che ha depositi con derrate alimentari, in vari  parti, per sfamare gli operai, all’occorrenza!

*Certo, professore, anch’io concordo che è strano questo dire perché poi Jehoshua entra da trionfatore in Gerusalemme,  sedendo su un puledro/πῶλον come un re davidico ed è accolto da molti con grida di giubilo (Marco 11, 2-10).

 Ragioniamo insieme.  Jehoshua è nei dintorni del lago ed  ha una massa  di simpatizzanti e seguaci, popolani,  prevenienti dalle zone ituraiche,  dall’Alta Galilea, dalla Perea, dalla Decapoli ed anche dalla Fenicia, ed ha avuto adesioni dalle popolazioni ciseufrasiche, che parlano aramaico. Il capo galilaico, -conosciuta la notizia della  morte di Elio Seiano,  il vero epitropos dell’Oriente romano (cfr. Incipit mutilo di  Legatio ad Gaium  di Filone) grande persecutore degli ebrei,   che ha mandato perfino come provocatore  il praefectus Ponzio  Pilato  in Iudaea –   e la situazione occidentale, specie a Roma, –  difficile per la sostituzione  ai vertici  con Sutorio Macrone, per  l’incipiente malattia di Tiberio, desideroso, comunque,  di scoprire  la rete di congiurati seianei, sparsi per il mondo- tiene conto del sistema di agire del leone  imperatore, lento e prudens nelle sue decisioni,  mentre riceve  aiuti militari dai re  della  confederazione parthica, Areta IV di Petra, e Izate di  Adiabene,  sollecitati da Artabano III, re dei re di Parthia.

 *Per lei, a questo punto, nessun capo militare  si sarebbe ritirato in solitudine, ma data anche la contemporanea  insurrezione degli operai -qainiti per il korbonas,  che lavoravano in cantieri, posti nelle 5-6 miglia, che ci sono tra Betlemme  Gerusalemme, ma certamente avrebbe congiunto le forze per un attacco contro i milites  romani  invasori  ed oppressori,   sicuro nella vittoria – mentre il popolo all’interno della città santa avrebbe rovesciato il sinedrio dominato dai sadducei e dagli erodiani  filoromani – ed avrebbe accettato il titolo di Maran/re.

La versione evangelica di Marco, professore, tende invece a mostrare un  Christos  trasfigurato  in compagnia di Elia- di cui all’epoca si legge Ascensione al cielo  di Elia (descritta in 2 Re 2,11-12) cfr. H. Vorgrimler, Nuovo dizionario teologico,EDB 2004,pag. 151-  e di Mosè  il legislatore, anche se Gesù, dopo aver parlato di un nuovo annuncio  della passione, si intromette in un disputa dei discepoli  che aspirano al primato in un Regno reale, intravisto, in un clima, perfino di discussioni  coi farisei e con gli scribi, che, vivendo secondo la tradizione degli antichi, accusano i suoi  di essere impuri, essendo il Messia rimasto in zone ituraiche,  sotto la giurisdizione di Giulio Filippo – un filoromano, anatemizzato, accordatosi già col fratello Antipa  per sposare Salome, figlia di Erodiade-.    Per  lei,  qui, il testo marcino è chiaramente postadrianeo, tipico dei rabbini giudaici dell’epoca e la risposta di Gesù è anch’essa magistraleἔσωθεν γὰρ ἐκ τῆς καρδίας τῶν ἀνθρώπων οἱ διαλογισμοὶ οἱ κακοὶ ἐκπορεύονται, ⸂πορνεῖαι, κλοπαί, φόνοι, οιχεῖαι⸃, πλεονεξίαι, πονηρίαι, δόλος, ἀσέλγεια, ὀφθαλμὸς πονηρός, βλασφημία, ὑπερηφανία, ἀφροσύνη· πάντα ταῦτα τὰ πονηρὰ ἔσωθεν ἐκπορεύεται καὶ κοινοῖ τὸν ἄνθρωπον/infatti  è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidî, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose malvage escono dal di dentro e contaminano l’uomo.(Ibidem, 7,20-3).  Il Christos  nuovo Adamo, divino che vive la vita di Dio stesso nell’Eden ha, perciò, un nuovo serpente in Pietro-Satanà, che ragiona secondo  logica dell’uomo che, avendo  idea di Messia  umano, contrasta  con l’oikonomia tou theou del figlio sofferente, dell’agnello, destinato a morire, per la redenzione dell’uomo.

Amico, sembra che hai capito, ma, se segui il discorso di Marco, ti accorgi che Gesù è maestro, mentre  per i discepoli è una guida, un messia, unto del  Signore,  un liberatore dai romani molto diverso da Christos, didaskalos pneumatikos– spirituale  un uomo divino-anhr theios,  che li guida nella sofferenza e nel dolore fino  a perdere la  vita, esortandoli al martirio (cfr. Marco, 8, 34-38) proponendosi come esemplare modello,  destinato alla crocifissione, mostrandosi come uomo sofferente, che rinnega se stesso, invertendo ogni attesa e promuovendo primi gli ultimi,  insistendo su anima-psucheé -4 volte- ed affermando che lui,  ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου, si vergognerà  davanti al Padre di chi si è vergognato di lui 
 e delle sue parole. Leggiamo il testo greco, secondo noi scritto dopo la galuth adrianea, dopo la traduzione di Barnasha in o uios tou anthropou, come se fosse o uios tou theou!  
Καὶ προσκαλεσάμενος τὸν ὄχλον σὺν τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ εἶπεν αὐτοῖς· ⸂Εἴ τις⸃ θέλει ὀπίσω μου ⸀ἐλθεῖν, ἀπαρνησάσθω ἑαυτὸν καὶ ἀράτω τὸν σταυρὸν αὐτοῦ καὶ ἀκολουθείτω μοι. ὃς γὰρ ⸀ἐὰν θέλῃ τὴν ⸂ψυχὴν αὐτοῦ⸃ σῶσαι ἀπολέσει αὐτήν· ὃς δ’ ἂν ⸀ἀπολέσει τὴν ⸄ψυχὴν αὐτοῦ⸅ ἕνεκεν ἐμοῦ καὶ τοῦ εὐαγγελίου ⸀σώσει αὐτήν. τί γὰρ ⸀ὠφελεῖ ⸀ἄνθρωπον ⸂κερδῆσαι τὸν κόσμον ὅλον καὶ ζημιωθῆναι⸃ τὴν ψυχὴν αὐτοῦ; ⸂τί γὰρ⸃ ⸀δοῖ ἄνθρωπος ἀντάλλαγμα τῆς ψυχῆς αὐτοῦ; ὃς γὰρ ἐὰν ἐπαισχυνθῇ με καὶ τοὺς ἐμοὺς λόγους ἐν τῇ γενεᾷ ταύτῃ τῇ μοιχαλίδι καὶ ἁμαρτωλῷ, καὶ ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ἐπαισχυνθήσεται αὐτὸν ὅταν ἔλθῃ ἐν τῇ δόξῃ τοῦ πατρὸς αὐτοῦ μετὰ τῶν ἀγγέλων τῶν ἁγίων/chiamata la folla a sé insieme ai suoi discepoli, disse loro: se qualcuno vuole venire dietro di me  rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Chi, infatti, vorrà salvare la sua anima, la perderà, chi, invece, perderà la sua anima per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti, cosa giova all’uomo guadagnare il mondo intero se perde la propria anima?. Infatti, cosa potrebbe dare l’uomo in cambio della propria anima! chi si sarà, infatti, vergognato di me e delle mie parole in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del padre suo, insieme agli angeli, santi.

*Professore, lei mi vuole dire esattamente che uno è il Messia, Jehoshua Barnasha, di cui ci sono reali dati storici, l’altro è il mitico Iesous Christos, ὁ υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου, Kurios!.  

Marco, io questo ho capito, questo insegno da anni e questo professo: Jehoshua  Barnasha, un giudeo di Galilea,   è  un uomo, che lavora e costruisce e  che sfida Roma e che  pensa perfino di vincere con l’aiuto di Dio padre; Iesous Christos, invece,  è un predicatore, un  rabbi, perché sophos, verbum- logos, uios theou, sapienza personificata, uno pneumatikos-spirituale, cristianizzato nei secoli, come mortale sofferente che dà speranza di una patria celeste, come premio eterno a chi accetta il proprio destino di uomo, illuso dalla divina  parola magistrale,  ma  conscio che  la vita, se perduta,   la si acquista e si  trionfa e  sicuro che  gli  ultimi saranno i primi!.

 *Professore, il Christos didaskalos, sofferente , è uomo macerato dal dolore, che diventa modello di vita cristiano, morendo sulla croce/stauros  per gli uomini, dando un’elpis paradisiaca come ricompensa  per chi vive, soffre e sopporta la propria croce: un uomo che si trasfigurò in Dio, davanti ai suoi discepoli μετεμορφώθη ἔμπροσθεν αὐτῶν, già in vita, su un alto Monte  εἰς ὄρος ὑψηλὸν secondo l’agiografia cristiana successiva, capace di dire  non solo io sono la via, la verità, la vita, ma anche io sono il pane, il sale, la luce!

Marco, queste sono le mie risultanze, dopo 57 anni di lavoro!.

* Per lei, professore, una cosa è la musar,  un’altra la paideia,  che sono due sistemi di vita opposti  in quanto l’uno si basa sulle opere, l’altro sulla fede e sulla parola  filosoficamente ornata:  il primo è Jehoshua  BarEnash, Messia sconfitto e crocifisso,  che non predica  euaggelion per Roma e per l’imperatore Tiberio, ma fa  una rivolta/stasis che deve essere duramente  repressa come lezione per altri rivoltosi che, comunque,  per un secolo ancora lotteranno contro il predominio  romano fino all’estirpazione del cancro  aramaico e  alla fondazione di Colonia Aelia Capitolina con Adriano;  l’altro è Iesous Christos Kurios (cfr.A.Filipponi, Jehoshua o Iesous? Maroni 2003) cristianizzato ed   universalizzato,  come maestro con tutta la terminologia soterica  platonico-aristotelica come un unto del signore venuto a dare  euaggelion di amore del prossimo e di  pace agli uomini, che, avendo  fatto  una  mitica  metamòrphoosis,  mediante metabolh, hanno cambiato i valori di buona novella e trasfigurazione in Dio,  secondo un processo spirituale,  per sopravvivere  sotto gli antonini,  quando le relazioni  dei pagani coi giudei ellenisti sono buone ed anche coi cristiani,  specie nel tragico momento della peste!.