A Filippo Massacci, mio amico
Marco, conosci Athenais Eudocia (400-460)?
No, professore. So vagamente qualche notizia circa il suo matrimonio con Teodosio II e i contrasti con Pulcheria.
Ti devo dare, quindi, i dati essenziali biografici prima di potertene parlare in senso cristologico per mostrarti la sua posizione nestoriana e poi monofisita, eutichiana. Forse è bene che tu rilegga Cirillo e Nestorio ed anche Cirillo e Porfirio oltre a Pulcheria e il riconoscimento della cristianizzazione di Giacomo !
Ascoltami bene e sappi che Eudocia è un soggetto molto controverso anche se poi la leggenda se ne impadronisce e la santifica subito dopo la morte, anche in senso catholikos, oltre che ortodosso.
La critica ottocentesca, invece, la condanna sia come donna che come imperatrice e come letterata (Cfr. Eudocia Athenais, Storia di S. Cipriano, Adelphi, 2006)
A me risulta, comunque, un personaggio creativo, vivace, laico, che, pur se deve vivere in un mondo di estremismo e radicalismo religioso come quello di Pulcheria e del consorte Marciano o di Teodosio II, suo marito, riesce ad avere una sua tipica funzione, difficile, ancora oggi da precisare.
Sembra che sia nata nel 400 ad Atene dal retore Leonzio (ignota è la madre) che la lascia orfana presto ma con un buon capitale tale da consentirle il trasferimento nella capitale dell’impero orientale, Costantinopoli, dove ci sono forse i parenti della madre, uno zio di nome Asclepiadoro.
Per la sua eccezionale bellezza è notata da Pulcheria, sorella maggiore di Teodosio, – che vede in lei l’ideale sposa per il fratello, nel 419 circa- e da Paolino, magister officiorum.
Pulcheria, come reggente dell’impero, la fa educare cristianamente al fine di aver una cognata che deve vivere conformemente alle regole della corte.
Dopo una breve istruzione in senso cattolico, l’augusta la fa battezzare come Eudocia, desiderosa di vederla zelante fedele.
La vita della donna cambia quando diventa Augusta /basilissa col matrimonio nel 421.
Nel giro di un decennio nascono figli, tra cui Licinia Eudossia, Flaccilla e nel 431, Arcadio, che muore bambino.
Nel 423, dopo la morte di Onorio, la pars occidentale dell’impero romano è in mano dell’usurpatore Giovanni primicerio, per cui Galla Placidia, costretta a fuggire col figlio Valentiniano, è accolta a corte a Costantinopoli da Pulcheria e da Eudocia.
Le donne combinano un matrimonio politico tra parenti, tra Eudossia, bambina di pochi mesi, e Valentiniano, ragazzo di cinque anni, con la promessa di un invio di eserciti in Italia. Infatti il generale Ardaburio minister militum e suo figlio Aspar occupano Grado ed Aquileia per poi prendere Ravenna e uccidere l’usurpatore, ridando il legittimo trono a Valentiniano.
La notizie le conosciamo tramite Socrate di Costantinopoli (Storia ecclesiastica, VII, 21,X).
La corte è un monastero secondo le regole di Pulcheria e del patriarca Attico, che impongono la castità anche alle sorelle dell’augusta.
Il dissidio tra la colta e paganeggiante imperatrice – amata dal popolo e dai militari, specie dopo la pace con i Persiani, celebrata da lei con Inni in esametri – e la bigotta Pulcheria scoppia ben presto ed è causa di litigi e di delazioni in quanto si sono formate due partes, che coinvolgono prelati e ministri come Paolino e il prefetto Ciro di Panopoli, apparentemente a parole, per cause religiose cristologiche, ma, in pratica, per il controllo della corte e per l’appoggio imperiale.
Si è in un clima di bigottismo religioso, di celebrazioni di martiri e di ritrovamenti di reliquie, di lotte cristologiche e monofisite, eutichiane.
Professore, non mi ha mai parlato di Eutiche, lo può fare ora?
Eutiche (378-454) è il fondatore del monofisitismo: ritiene cioè che in Christos incarnato ci sia una persona/prosoopon( ipostasis) in quanto uios Filius/verbum-logos con sola natura phusis divina. Sappi che è un archimandrita di un convento di Costantinopoli, amico di Crisafio, – concubilarius di Teodosio, un suo discepolo, potente eunuco a corte – rimasto ignoto fino a quasi 70 anni. E’ un fervente antinestoriano e convinto seguace di Cirillo di Alessandria che ha imposto ad Efeso il culto di Maria theotokos/deipara ed ha formulato nel 431 la theoria della natura divina del Christos.
Comunque, Eutiche è accusato dal patriarca di Costantinopoli, Flaviano, nemico di Crisafio, solo l’8 novembre del 448 che lo fa condannare da un sinodo episcopale perché professa che, dopo l’incarnazione, in Christos prevale la natura divina su quella umana, come inghiottita dall‘upostasis del logos.
La condanna all’esilio è ribadita prima da un altro sinodo di Efeso del 449 e poi dal Concilio di Calcedonia, indetto da Marciano, a cui partecipa anche una delegazione latina, inviata da Leone I, per la quale la formulazione è questa: in Christos incarnato ci sono due nature phuseis e una persona con la sussistenza dell‘ upostasis dell’uios logos/ filius verbum!.
Grazie, professore. Ho capito qualcosa: devo riflettere molto per entrare nel merito. Beati i miei amici che dicono il Credo senza comprendere nessun termine e ripetono a memoria le bizantine formulazioni, mal tradotte in latino ed ancora peggio in Italiano! Ora può seguitare a parlare di Eudocia.
Eudocia, Marco, ha vita difficile a corte, avendo un altro modo di pensare , in quanto appartiene ad una cultura pagana, laica, ateniese, aperta, filantropica, kosmiootera.
Cosa intende, professore, con tale comparativo?
Voglio dire che come augusta è pia ed ha una conveniente diaita kosmia/ un sistema di vita armoniosamente cristiano, attenta ai doveri coniugali, ma è donna libera e desiderosa di Cosmopolismo, di evidenziare cioè un’humanitas magnanima, che supera quella cerchia della corte teodosiana, chiusa nella rigidità e regolarità del culto cristiano e della pratica quotidiana delle preghiere ortodosse, scandite ad ore stabilite.
La regina si sente come prigioniera in un saio monacale, dentro le mura di un convento, guardata a vista da Crisafio e dal Patriarca Proclo di Costantinopoli: le sue lettere a Leone I, papa romano, fanno trasparire un tale stato di animo!.
La regina, perciò, contrastata dal Proclo prima e da Flaviano, poi, invisa a corte, nonostante la sua attività di costruttrice in città e la cura del prossimo, non ha più possibilità nemmeno di difesa a causa delle dispute cristologiche, a cui,comunque, si sottrae, pur scrivendo il proprio pensiero al papa romano, che è succube delle imposizioni dottrinali costantinopolitane, come è chiaro nel sinodo di Efeso del 449.
Eudocia è condannata anche se già è in esilio, ma Flaviano paga con la vita il suo integralismo religioso, anche se la leggenda tramanda una translatio delle reliquie su una nave, autorizzata da Galla Placidia a trasportarle a Ravenna, dove mai arriveranno perché venuta una tempesta, muoiono i marinai e la barca approda senza ciurma a Giulianova Castrum novum Piceni, dove ancora oggi riposano le sue spoglie mortali.
Si tenga presente che poco prima del suo primo volontario esilio il 25 settembre del 437, c’è un terribile terremoto a Costantinopoli secondo Teofane (758-818) -Cronaca– che per 4 mesi terrorizza la popolazione che vive stabilmente non in città ma all’aperto nell’Ebdomon.
Di questo periodo si conosce un intensificarsi di preghiere e l’uso della celebrazione del Trisagion, la ripetizione per tre volte di Agios secondo la precettistica della scuola di Giovanni Crisostomo, il cui discepolo è il Patriarca Proclo: Agios o Theos, agios ischyros, agios athanatos, eleison hmas. da cui derivava il latino Sanctus, Sanctus, Sanctus Deus Sebahot – divenuto oggi dio dell’Universo-
Secondo la tradizione dopo le reiterate preghiere, un angelo appare e il terremoto cessa.
All’epoca,comunque, la stessa opera sincretica di Eudocia su Kuprianos è una vera sfida al bigottismo di corte – specie nel biennio 426-7 di Sisinnio – sotto il patriarcato dello stesso Nestorio: la regina sorprende coi suoi versi omerici i suoi lettori, cortigiani, raffinati, che seguono le paradossali trovate geniali, i suoi meravigliosi racconti naturali e le sottili analisi psichiche.
Lo stesso pellegrinaggio a Gerusalemme del 438-39 risulta, quindi, nella Conversio di Cipriano, al di là di un velato esilio da corte, una reale apertura giovanile al mondo, alla varietà e alla bellezza universale, una ricerca di libertà.
Specie la sosta ad Antiochia, descritta enfaticamente e il suo elogio della città fatto in senato, hanno un valore encomiastico particolare e mostrano un nuovo tono, direi, pagano ( Storia di Cipriano, cit. I,11-14).
Il rilievo dato al sobborgo di Dafne e al Tempio di Apollo, congiunto alla descrizione del luogo, realistica, con la visione di una pianura di allori e di cipressi, zampillante di acque, con riferimento alla classica fonte Castalia è una celebrazione del culto pagano ( cfr. Apollonio di Tyana e Gesù di Nazareth).
Il Senato antiocheno, stabilendo di onorarla con una statua, riconosce il sotteso spirito paganeggiante nella cristiana augusta!.
La sovrana, celebre a Costantinopoli, raccoglie l’omaggio anche di un’altra metropoli, dopo aver ricevuto onori anche ad Efeso, proprio a Dafne, là dove lei più tardi mostrerà la vicenda di santa Giusta e la sua vittoria come cristiana sulle forze diaboliche del mago Cipriano, che scopre nel corpo della vergine il segno invincibile della Croce.
Eppure, nonostante la paganità dei versi omerici e la volontà kosmiotera, l’augusta svolge una funzione cristiana quella di ricercare in Gerusalemme le reliquie dei martiri, i segni della passione di Cristo e quelli della prigionia di Pietro, fratello di Andrea l’apostolo fondatore della chiesa costantinopolitana.
Ricorda, Marco, che nel nome degli apostoli, Pietro Romano e Andrea Costantinopolitano, si è già stabilito il doppio primato in Occidente e in Oriente nel quadro della Pentarchia (gli altri tre patriarcati sono quello di Gerusalemme, quello di Alessandria e quello di Antiochia)! I patriarchi della Nuova Roma e quello della Vecchia Roma hanno il dominio sugli altri! In effetti il dominio è della sede costantinopolitana, dove regna l’autokrator da cui ha auctoritas il Patriarca, esecutore dei voleri del nomos empsuchos imperiale, espressione vera del thelema divino sulla terra, secondo il diktat di Costantino, tredicesimo apostolo.
Fatte le debite ricerche mirate, la regina, comunque, a Gerusalemme trova le reliquie di S Stefano protomartire e le catene portate da Pietro, conservate dalla comunità gerosolomitana.
Così si disse. Così furono accettate a Costantinopoli.
Infatti al ritorno con le reliquie c’è una festa a corte dove si fanno riti religiosi per la deposizione dei reperti secondo le cerimonie prescritte, dopo la consacrazione ufficiale ad opera del patriarca.
La tempesta contro la regina giunge, comunque, all’improvviso con la delazione di Crisafio, che accusa la regina di adulterio con Paolino E’ accaduto che Teodosio ha regalato una mela frigia ad Eudocia, che l’ha donata a Paolino che, senza saperlo, ne fa dono all’imperatore , stupito di ricevere la stessa mela, data alla moglie.
Crisafio, incaricato dell’indagine formula un’accusa dettagliata su Paolino, che viene immediatamente condannato a morte.
Eudocia, invece, pochi giorni dopo, è esiliata e, seguita da un corteo di dame e scortata da truppe, come una prigioniera, fa lo stesso precedente iter, in modo clandestino e si ritira a Gerusalemme, dove resta per un ventennio circa e dove muore il 20 ottobre del 460.
Una brutta storia, professore, questa di Eudocia?! Una favola è la mela frigia? Quale ragione reale potrebbe aver indotto Teodosio a decretare l’esilio della moglie?
Marco, a parte la favola della mela frigia, che sottende una deficienza mentale improbabile da parte di due presunti amanti, che da buoni bizantini sanno giostrare, invece, abilmente tra gli intrighi di corte, le ragioni dapprima devono essere cercate a Costantinopoli dove le due principali responsabili delle quaestiones religiose sono Pulcheria e Eudocia, che sono a capo di eterie segrete e coprono la prima con l’integralismo religioso la pars di conservatori e la seconda con il monofisismo l’altra pars di innovatori, avendo ambedue rispettive indefinite brame politiche.
L’imperatore, succube di Crisafio, decide l’esilio prima della sorella e poi della moglie fidando molto sulla diplomazia e sulla sapienza politica del concubilarius, ora divenuto magister officiorum. In effetti le due donne reclamano un proprio ruolo a corte: Pulcheria come ex reggente ha mire politiche congiunte al cesaropapismo, avendo ambizione di tenere soggiogato il clero, pure nel cerimoniale; Eudocia tende ad avere una sua autonomia per gestire l’indeciso marito nella diplomazia, nella amministrazione statale e nella conduzione finanziario-economica, dissennata e disastrata a causa dei tributi da pagare, annualmente, ai barbari, specie ad Attila.
L’una acquista meriti vantando verginità e cristallina condotta morale con pietas religiosa; la seconda mostrando amore coniugale e formale compostezza con una rigida osservanza dell’etichetta di corte, pur con qualche cedimento verso la cultura nestoriana o verso il credo eutichiano, nonostante la propensione verso gli ebrei e l’ostentata protezione delle formule pagane, indulgendo alla retorica e al sistema metrico omerico,
Il rigido costume di corte connota Pulcheria; la retorica, il verso omerico e i suoi centoni, la vita di S. Cipriano e la magia, invece, mostrano l’animo di Eudocia, più pagano che cristiano.
Perciò, Pulcheria è richiamata dall’esilio dal fratello, alla sua morte, Eudocia non è richiamata dal marito né dalla cognata e né dal marito Marciano e neppure dal successore Leone I.
Perciò, professore, si può dire che sconta la pena solo Eudocia perché cristiana paganeggiante, eretica monofisita, una catholikh mai integrata con la corte bizantina teodosiana ?!
Non so se è così, Marco: la donna cerca di essere vera cristiana per come dice nelle lettere a papa Leone ( Cfr Epistolario ed. Ballerini 1,640 e Migne, Patr. Lat. L ,9 e sgg) ed è creduta dal clero latino e non da quello costantinopolitano che mantiene sempre lo stesso atteggiamento ostile verso la regina, nonostante i cambi di potere. Eppure Crisafio, con la sua politica filounna e con la sua amministrazione economica ha rovinato l’impero, attaccando gli ebrei e il loro sistema finanziario, massacrando anche le nobili famiglie pagane: solo dopo anni di malgoverno è inquisito e condannato a morte nel 451 da Marciano, che costringe Attila a non avanzare più proposte di tributi, dopo averlo sconfitto in battaglia, nel corso di un’invasione.
Da quel momento il re unno cambia strategia nei confronti dell’impero romano dì Oriente e si dirige verso i confini dei quello di Occidente, più debole, e fa la campagna gallica e poi italica, fermato da Leone I(!?) , per poi tornare verso Costantinopoli per chiedere di nuovo invano annuali tributi a Marciano che, invece, rafforza il suo esercito, disposto alla guerra: la morte di Attila fa terminare il pericolo unno.
Cosa fa la regina a Gerusalemme?
Eudocia, nel suo esilio, alterna il domicilio tra Betlemme e Greusalemme ed avendo a disposizione molto denaro, costruisce mura per la città santa, protegge gli ebrei e il loro sistema bancario, perseguitati da Pulcheria, dedita alla revisione dei suoi versi, meritandosi di essere acclamata da tutti come la patrona dei deboli ed essendo vero asilo per i pagani, nella superiore coscienza della sua azione kosmiootera filantropica.
Professore, Eudocia sa mantenere il modus /metrioths di una vera augusta, anche da esiliata, sotto la parvenza bizantina catholikh!
Così sembra,Marco!