Apokatastasis ed Origene

Apokatastasis ed Origene
E’ possibile ipotizzare razionalmente un kosmos ordinato secondo regole razionali, secondo logos in un’ oikonomia divina?
La phusis è figlia di Dio unigenita,  dicono i platonici e gli stoici (o meglio il figlio unigenito del theos è h phusis ).
Bene.
Ma c’è veramente ordine nel Kosmos, nell’uomo e in ogni vivente? oppure to pan è un insieme in cui esistono forze contrapposte o parallele o miste ed è geneticamente quello che è, cioè un magma indefinito, una materia /Ulh che si riproduce sempre  identicamente a se stessa, secondo un processo causale e casuale, ma anche secondo un proprio sistema di genomi,  secondo leggi fisiche chimiche, biochimiche elettrochimiche?

Da qui forse identità genetica col fatto che ogni essere è sempre simile a se stesso, pur  in una varietà immensa di genh?.
Ed allora anche il to olon  l’universo ha le stesse regole?
Certo ma con due valenze diverse: una valida per la normalità fisica e l’altra per l’anormalità sia come  elemento infinitivamente piccolo che infinitivamente grande.
Dunque, è una questione di metretica  la cui valenza non è più fisicamente misurabile ma ha oggi scientificamente altro sistema valutativo ed altra formula,  tutta da scoprire.
Insomma l’infinitamente piccolo al pari dell’infinitamente grande è ordinato allo stesso modo ma con un sistema metrico differente da quello scientificamente testato per quello  dotato di medietas, che è secondo  norma causale, ed è tale deterministicamente, secondo un processo regolare, proporzionale?
Il makrotatos e il mikrotatos, avendo lo stesso funzionamento  e processo,  differiscono dalla normalità  del sistema intermedio misurabile secondo la metretica proporzionale umana ed animale.
E’ come se in natura  ci fossero due sistemi, uno spirituale (pneumaticos) invisibile e impalpabile con una corrente incommensurabile perché manca la strumentazione oggettiva  ed uno regolare (phisicos) di cui si misura il corso: come se uno fosse determinato da regole extra formali ed una sia normalmente formale.
Non sono un uomo di scienza ma vengo dalle lettere e perciò sono forse infantile nella terminologia, ma sostanzialmente  tendo al sublime nella mia  normalità: voglio, comunque, indicare che esistono due diverse realtà con due diverse misurazioni, una, diciamo, patetico-sentimentale, in quanto irrazionalistica e l’altra invece razionale e normale in quanto registra solo l’ousia visibile e misurabile dall’uomo.
Non è pensabile, dunque, ad un processo nel to pan/ mondo e tanto meno nel to olon/universo secondo formule normali razionali specie oppositive quelle del bene e del male in senso antilogico o antinomico e tanto meno in senso contrastivo, armonizzato da un Dio creatore che, avendo punito un uomo (un vivente, Adamo) disobbediente ai suoi principi, lo abbia poi reintegrato nei suoi primordiali stati edenici, dopo aver inviato  suo figlio, unigenito  per la redenzione animale? …
E’ opinabile invece che la phusis (sia essa terrestre che universale) in quanto magna caotico, in cui  c’è solo materia/ulh  (valutata poi dai viventi secondo schemi morali bene o male o indifferente) che ha un suo bios, tipico in relazione alla sua organicità biochimica,  dal momento del big bang  abbia avuto un suo corso anancasticamente obbligato da una parte e da una altra  libero nella sua vitalità creativa.
Per gli antichi (platonici e stoici) l’apocatastasis indica il “ristabilimento” dell’universo ed è intesa come eterno ritorno in relazione agli astri che si dispongono nelle stessa posizione iniziale ….
Il ritorno al principio (En archh/ bereshit)  coincide  con la  grande conflagrazione/ekpirosis  in cui  il tempo e l’universo stesso ricominciano il nuovo ciclo della palingenesis /nuova nascita…
Per i cristiani (Atti 3 21) il messia venuto, avendo  sofferto  per l’uomo, lo  redime lo riscatta col suo sangue dal male primordiale e lo riporta allo stadio iniziale paradisiaco:  è necessario secondo Shimon Pietro /(cfr Atti degli apostoli)  che egli stia in cielo  fino al momento della restaurazione (akhri cronon apokatastaseos)  di tutte le cose  di cui Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti ….
La  redenzione vale solo per i seguaci del Christos. che risorgeranno alla fine dei tempi e saranno in Dio: gli altri e i demoni saranno invece condannati perché non hanno creduto nel Cristo…
Matteo (25,21-46 ) mostrando il figlio dell’uomo nella sua maestà, con tutta la corte celeste angelica, seduto sul trono di gloria  alla fine dei tempi, separa i giusti dagli empi, come un pastore le pecore dalle capre, e conclude: in verità vi dico…E questi(gli empi) se ne andranno al castigo, i giusti invece alla vita eterna ...
Matteo  esprime il pensiero giudaico,  quello del trionfo di Sion e del Messia che chiama  i giusti che hanno fatto la sua volontà ed hanno sfamato gli affamati, ospitato  quelli senza casa,   dato da bere agli assetati  ed  aiutato gli infermi  benedetti dal padre a prendere possesso del Regno dei cieli preparato per loro fin dall’origine del mondo, mentre chiama maledetti chi non ha fatto quanto lui ha prescritto, dopo averli disposti alla sua sinistra  e dice: andate lontano da me nel fuoco  eterno preparato per il diavolo e i suoi seguaci…
Solo Origene si dissocia da tale pensiero ed è assertore dell’apokatastasis
Per l’alessandrino (187-253) discepolo di Ammonio Sacca e condiscepolo di Plotino, al momento della redenzione finale  universalmente ogni creatura che ha fruito della vita  (e perfino Satana)  è nel divino poiché finendo il mondo, finisce anche ogni pena, compresa quella infernale, e ogni forma di male: tutto e tutti siamo nella luce divina, nella perfezione (teleiosis).
Ogni pena, infatti, è solo purificatoria e temporanea,  non eterna  come d’altra parte ogni vita, essendo nel tempo, é cosa  umana, terrena, destinata a fine.
Origene riprende il pensiero stesso di Paolo,  specie in i Principi, e sostiene che il Figlio, quando ogni cosa sarà a lui sottomessa  secondo il volere del Padre, ha potere e che Dio è tutto in tutti (I Corinzi,15,28).
I padri della chiesa seguono Origene,  ma  poi quando sorgono discordanze tra gli origenisti nel IV secolo, allora gli antiorigenisti accusano Origene di Apocatastasis e di altro  circa la paritarietà delle ousiai /upostaseis divine trinitarie).
Rufino e Girolamo, inizialmente  origeniani,  determinano in Occidente scissioni e contese in relazione alla loro idea della Trinità  e della fine del mondo: lo schierarsi su opposte  trincee dalla parte filorigeniana  o da quella antiorigeniana  diventa  un esempio di separazione fideistica e comporta un manicheismo culturale.
L’ortodossia cristiana,  sulla base  di Gerolamo,  condanna  in un primo tempo il  pensiero di Origene, a Calcedonia, nel 450 anche se conserva la traduzione di Rufino di Origene, pur purgata.
Poi  in una seconda fase antiorigeniana le formulazioni  dell’apokatastasis, che vengono anatemizzate al concilio di Costantinopoli del 553 sotto Giustiniano, riprese da Massimo il confessore nel periodo del monotelismo, nell’ambiente occidentale romano, strumentalizzano il pensiero latino di Rufino, traduttore dei Principi origeniani e  lo divulgano, ai fini di una sistematica organizzazione del credo religioso, del sistema trinitario e della stessa fine del mondo…
Senza entrare in merito alla storia e allo studio delle reali formulazioni dei diversi momenti culturali e della diversa interpretazioni di Origene da parte di uomini disposti più alla chiacchiera che al lavoro, più interessati alla disputa filosofica oziosa che alla realtà storica dei gravi momenti in cui vivono, ormai avulsi dalla politica attiva e dalla stessa vita, propensi  alla retorica, desiderosi di fama, fanno battaglie inutili sia sulla Trinità che sulla fine del mondo…
Povero Origene, grande genio,  certamente, ma un pazzo fuori dalla logica del tempo e lontano dal suo mondo e dalle pulsioni stesse della vita, chiuso istericamente in un mondo “Christianos”,  allora illecito e illegittimo, nel corpo dell’impero romano!
Povero Origene, perseguitato perfino dai suoi stessi capi, esiliato dalle autorità religiose ed osservato speciale dal potere civile romano, dominante specie in Cappadocia, quando già le divisioni cristiane erano tante e le eresie erano centinaia e neanche si capiva cosa effettivamente  significasse essere christianos in un momento come quello post severiano, dominato dal neoplatonismo e dallo gnosticismo e dal mitraismo!
Ogni provincia orientale aveva un suo Christos che aveva una propria connotazione con particolari riti  ed era in lotta  ideologica con altri cristiani di altre province.
Povero Origene, grande nella sua logica storica dell’oikonomia divina e nella sua concezione della pronoia divina e quindi della monarchia assoluta di Dio, necessariamente distinto nelle tre upostaseis  (non ousiai) di Pathr, Uios e pneuma agion svolgenti ciascuna una specifica funzione, al di là dell’essenza reale delle figure divine…,  piccino, comunque, nell’applicazione dell’eternità delle persone divine, data la sua dipendenza da Filone e dal pensiero del didaskaleion alessandrino (specie clementino) che avevano lasciato un’eredità solo figurale e simbolica delle qualità divine, come poi saranno ben espresse nella cultura  giudaica  successiva e  in quella dei Tamudim e della mistica cabbalistica…
Ed allora l’apokatastasis!
Allora Origene in Principi mostra che il concetto della chiesa terrestre sia immagine di quella celeste -che è quasi un modello ideale della vita terrestre espressa da santi  e da angeli –  in cui  gli apostoli e i profeti insegnano Cristo  e in cui  Christos ogni giorno offre il sacrificio di sé…
Da questa chiesa  provengono le dottrine rivelate  soltanto a chi merita, cioè a quelli che fanno parte e  che formano il corpo mistico di Cristo.
Ora per Origene la fine del mondo è prova che tutte le cose sono giunte alla piena realizzazione (Principi, I,6)  e secondo lui la fine del mondo avverrà quando ognuno sarà assoggettato alle pene secondo i peccati.
E’ quello  il momento stabilito da  Dio che solo conosce  il tempo in cui ognuno riceverà ciò che merita.
Da qui Origene fa derivare leggendo le scritture secondo la sua logica scritturale, in profonda connessione con Paolo, che la bontà di Dio grazie a Cristo richiamerà tutte le creature ad un’unica fine, dopo aver vinto e sottomesso anche gli avversari. Chiarito il significato della soggezione  in relazione al Cristo, e deciso cosa  significhi esser soggetti a Cristo come imitazione della soggezione degli apostoli e dei santi  che l’hanno seguito, fa derivare che dalla soggezione viene la salvezza  che Cristo concede ai suoi soggetti.
Poi esaminando la fine in cui tutti i nemici saranno soggetti a Cristo  e sarà distrutto anche l’ultimo nemico, la morte,  sarà da parte di Christos,  la consegna del Regno a Dio padre  secondo le parole di Paolo (I Cor,15,24 ss)  da cui si conosce l’inizio delle cose.
Origene precisa che la fine è sempre simile all’inizio e ribadisce: e come una sola è la fine del tutto così dobbiamo intendere uno solo l’inizio di tutto: e come una sola è la fine  di molteplici cose, così da un solo inizio  sono derivate cose molto varie e differenti, che di nuovo per la  bontà di Dio, la soggezione di Cristo e l’unità dello Spirito Santo sono riportate ad una sola fine, che è simile all’inizio… 
Allora il problema è questo: redemptio/redenzione! Il termine di Rufino di Aquileia (345-410) discepolo di Didimo il cieco ed origenista!
Redemptio viene da rédimo ricompro e riscatto  ed ha universalmente valore cristiano come Redìmo  e sottende  l’uomo redento dal peccato originale,  e un redentore, il Figlio- Logos  di Dio Padre, nato dallo Spirito santo e da una vergine ed inviato sulla terra, secondo un piano divino salvifico.
Il termine di Rufino, traduttore in Latino  del testo greco di Principi di Origene,   autore latino del Simbolo degli apostoli,   sottende dunque  un Redentore, un’opera di redenzione  cioè la storia di un piano salvifico/  oikonomia  divina ad opera di un pater provvidente, che decide di salvare ab aeterno, riscattando col sangue umano del figlio, l’uomo dal male primordiale commesso da Adamo, secondo le scritture, in relazione alla lettura origeniana…
Perciò la traduzione di Rufino più di quella di Girolamo e del pensiero stesso di Agostino determina la cultura occidentale in una connessione con quella orientale  dei padri cappadoci, specie di Gregorio di Nazianzo sul piano dottrinale.
Lo studio delle tre upostaseis origeniane secondo il sistema latino e quello orientale patristico (specie le orazioni del nazianzeno 28, 29,30,31) contribuisce a questa manifestazione teologica e in un certo senso la giustifica.
A mio parere, per la comprensione effettiva di  un cristiano è necessaria da una parte  la coscienza di una phusis, agli inizi  ordinata,  e pervertita  poi, in quanto passata  da uno stato edenico iniziale secondo la leggenda delle età che vanno da quella dell’oro a quella del ferro, ad un ‘altra in cui  la conoscenza di una storia della effettiva redenzione ad opera di un redentore inviato dal padre in epoca storica, augustea (perché mai?)  e di una sua morte (perché mai?) in epoca tiberiana,  si è manifestata in un tempo così limitata, rispetto ai miliardi di anni del sistema solare  galattico e dei nuclei extragalattici…
Specialmente questo,  per me,   è base per una vera coscienza della storia della fondazione di una costituzione ecclesiale  che ha determinato la religio cristiana…
Invito perciò i cristiani a seguire il mio umile ragionamento e a capire secondo questa ottica: poi si vedrà, se è il caso di credere in un Dio venuto su questa terra per redimerci: capiamo almeno i termini di redenzione, i tempi, le formule della nostra religione espresse nel credo niceno costantinopolitano: il credere in dio Padre, in dio Figlio e nello Spirito Santo   è una lunga storia con molti studi di termini:  è un laborioso studio di tante comunità e di tanti uomini che si sono impegnati in un lungo lavoro di strutturazione, di legittimazione di un pensiero non sempre univocamente proposto ed accettato- Per me rifare tutta questa storia nel seno dell’impero romano di Oriente e nel quadro di un trasferimento  di capitale  (da Roma neanche più capitale dell’impero d’Occidente, a Nuova Roma-Costantinopoli, nel corso di oltre un settantennio, dal periodo costantiniano a quello teodosiano, e rileggere  gli stati costitutivi fideistici  della Chiesa cattolica universale  è stato un’assillante ricerca spirituale, come una rinascita (Cfr Amici cristiani, perché diciamo credo? E.book Narcissus,2013)…
Per me il fatto è solo orientale e non occidentale  dato l’immenso divario politico tra Costantinopoli e Roma  divenute a scapito di Antiochia e di Alessandria,  proprio in questo tempo, per volontà di Teodosio I, le due chiese madri della cristianità con netta prevalenza di quella costantinopolitana…legata a Gerusalemme…
Se vogliamo, comunque,  operare sul piano occidentale cristiano, fondamentale è la traduzione di Rufino dei Principi di Origene  e con essa la sua stessa interpretazione di Apokatastasis, secondo la  lezione forse didimea alessandrina rimasta nella tradizione di quella chiesa,  inalterata  per quasi un secolo e mezzo, ma si sappia che già al tempo di Paolo (2Corinti 11,3-4) già molti erano  I vangeli  orali (non scritti , inesistenti)e molte le  dottrine e numerose le differenze sulla natura del Christos… sui suoi detti oracolari  e sul suo bios…
Non è qui il caso, a questo punto,  di indagare sui rapporti di Rufino con  i monaci di Nitria e Scete, di solito molto ignoranti, e tanto meno su  quelli, seguaci di  Didimo il cieco  o di quelli con Girolamo, specie al momento del distacco  dottrinale a causa della diversa lettura di Origene…
Infine non è il caso   di mostrare il valore locale  e solo occidentale di un Ambrogio rispetto alla cultura orientale perfino di un Girolamo nei confronti  dei patriarchi costantinopolitani ed alessandrini…
Per ora noi cerchiamo solo di comprendere che, se apokatastasis è un ritorno all’inizio dopo che il mondo è soggetto al Christos e  dopo che si è ricomposta la frattura tra Dio (Padre, Figlio e Spirito santo) ed umanità razionale, alla fine del mondo si torna allo stato iniziale edenico…
Ed allora ?
Che valore ha questa storia universale?  che significato ha la creazione con peccato se poi tutto torna allo stesso punto? che divinità è questo Theos (trino)  che pur  sapendo  che questa storia ab aeterno, la fa accadere,  creando il mondo? Mah,  è questa la pronoia divina!?
A me, uomo sicuramente stupido,(visto che sto facendo questi ragionamenti !) sembra che sia una costruzione solo classica,  tipica di un sistema umano platonico- aristotelico, mal congiunto filosoficamente in senso cristiano dopo la lecsis di Alessandro di Afrodisia, in epoca antonina (Il destino), perfezionata  dopo secoli da Massimo il Confessore (580-662)  in Occidente!
Comunque, bisogna dimostrare effettivamente cosa sia questa creazione e questa phusis? bisogna dimostrare realmente questa venuta del figlio di Dio e l’attuazione di una storia divina salvifica nel mondo e poi studiare effettivamente la nascita della religione cristiana stessa e la genesi della sua costituzione in epoca storica…